Sono circa 30.000 gli sfollati messi in fuga dai nuovi scontri scoppiati nella Repubblica Centrafricana il 27 dicembre 2017. Gli attacchi armati tra il Mouvement National puor la libération de la Centrafrique (MNLC) e Révolution et Justice stanno costringendo migliaia i civili a lasciare le proprie case per raggiungere, spesso a piedi, la città di Puola, piuttosto che i confinanti villaggi in Ciad.

La denuncia delle Ong

Arriva forte l'allarme lanciato dalle Ong presenti sul territorio. Sul sito dell'UNHCR, l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, leggiamo che dalla fine di dicembre sono arrivate in Ciad meridionale più di 5.000 persone.

"Stiamo assistendo al più grande movimento di rifugiati dalla Repubblica Centrafricana, superando il numero totale registrato nel 2017, quando circa 2.000 persone fuggirono in Ciad". Chi riesce a scappare, si lascia alle spalle orrorri indescrivibili. "Ci hanno raccontato di uomini a cavallo che sparavano su tutto ciò che si muoveva, di persone uccise o ferite abbandonate nella boscaglia”, spiega Gwenola François, capo missione di MSF in Repubblica Centrafricana. “Siamo molto preoccupati”.

Medici Senza Frontiere, lavora nella Repubblica Centrafricana dal 2006 e, lo scorso 22 novembre, con l'inasprimento del conflitto, ha dovuto evacuare 58 membri dello staff dal centro di Bangassou. Oggi, nella città di Paoua, nel distretto di Ouham-Pendé, ogni famiglia ospita almeno 40 rifugiati.

Qui, si registra la presenza di circa 20.000 sfollati, la sicurezza è a rischio.

Lo stupro come arma di guerra

Purtroppo non bastano le uccisioni a sangue freddo, le violenze e i saccheggi, uno dei primi strumenti utilizzati per alimentare il terrore è lo stupro. Human Right Watch ha raccolto testimonianze diverse di donne tenute come schiave anche per 18 mesi.

Le donne che subiscono questi abusi vengono poi ripudiate dal marito e dalla famiglia perchè vige il principio che se tua moglie ha dormito con un'altra persona, ora appartiene a lui. Alcune contraggono l'HIV, molte pensano al suicidio. Difficilmente riescono a trovare aiuto visto che l'accesso alle cure mediche è difficile e il sistema giudiziario è un' utopia.

"I gruppi armati stanno utilizzando la violenza in modo brutale e calcolato per punire e terrorizzare le donne e le ragazze”, ha affermato Hillary Margolis, ricercatrice di Hrw. “Le donne violentate devono vivere ogni giorno con le devastanti conseguenze dello stupro e la consapevolezza che i responsabili sono liberi, forse anche in posizioni di potere e non pagheranno mai per i loro crimini”. La ricercatrice ha raccolto circa 300 testimonianze di sopravvissute in un rapporto dal titolo "They Said We Are Their Slaves - Sexual Violence by Armed Groups in the Central African Republic", 52 di queste ragazze, erano poco più che bambine al tempo degli abusi.