Con l’accordo sulle presidenze delle Camere ormai raggiunto, Luigi Di Maio e Matteo Salvini hanno fatto un passo in avanti verso il matrimonio tanto atteso. Neutralizzati gli oppositori interni attraverso la concessione della seconda e della terza carica dello Stato (Senato a Forza Italia e Montecitorio a Roberto Fico), i due ex nemici sono ora pronti a gettarsi a capofitto nella loro sfida più ambiziosa: dare vita a un nuovo governo sull’asse M5S-Lega. A dispetto delle smentite di rito Di Maio e Salvini hanno dimostrato di viaggiare sulla stessa lunghezza d’onda, cullati forse dalla medesima ambizione che si è dimostrata più forte di qualsivoglia ideologia.

Finito l’eco della campagna elettorale del resto, la normalizzazione tra i leader ha preso il sopravvento. Per le accuse e i malumori, invece, basterebbe guardare in casa degli sconfitti per comprendere come l’alleanza che si va profilando all’orizzonte si stia trasformando in un’opportunità. A dire il vero un vento governista sta spirando anche nel Partito Democratico scatenato da chi non t’aspetti. Dopo l’uscita a sorpresa di Dario Franceschini e le rimostranze di Luigi Zanda e Paolo Gentiloni, Walter Veltroni ha aperto a un sostegno esterno al M5S sotto l’alta protezione del Colle. Di Maio ha incassato il tutto con soddisfazione perché, da novello democristiano, ha capito di dover giocare e bene su più fronti.

Trattative in corso

Nonostante ciò Matteo Salvini era e resta l’interlocutore principale per chiudere il cerchio già alla prima chiamata di Sergio Mattarella. Del novello capo del Centrodestra Di Maio ha apprezzato l’obiettività, oltre che la disponibilità, nel riconoscere le reali posizioni di forza in campo. Sarebbe stata dura del resto fare il contrario visto che il M5S è di gran lunga primo partito del Paese.

Con il capo politico grillino prossimo a Palazzo Chigi, Salvini prenderebbe così le redini del ministero dell’Interno. Sicurezza e lotta all’immigrazione, secondo l’ex camicia verde, rappresentano due leve cruciali che potranno fruttare ancora molto alle prossime elezioni. Nell’ipotesi di un ritorno al voto nel breve termine, infatti, Salvini passerebbe così all’incasso con il minimo sforzo.

Chi non si è arreso ad assistere inerme alle manovre dei due giovani leader è Silvio Berlusconi. L’ex Cavaliere ha avuto il merito di non aver mandato in frantumi il Centrodestra in un momento politico assai delicato, ma ha chiesto precise garanzie alla Lega: in primis l’ok a Paolo Romani presidente del Senato, sul quale però pesa il veto del M5S che Salvini sta cercando in tutti i modi di eliminare.

Dal Colle filtra ottimismo

A parlare nelle ultime ore nel Centrodestra è stato anche Giovanni Toti. Parole che in un certo senso accreditano ancor di più l’ipotesi di un’intesa possibile con il M5S, perché arrivano da colui che da tempo sta fungendo da raccordo tra Berlusconi e Salvini. “Un governo con i Cinquestelle è una soluzione - ha affermato Toti dai microfoni di Rai Radio1 - perché non è possibile lasciare il Paese allo sbando”.

Ecco che riappare lo scenario di un governo di scopo, con il M5S e il Centrodestra protagonisti di una legislatura breve finalizzata al varo di una nuova legge elettorale per consentire un ritorno repentino alle urne. Ad assistere con curiosità alle manovre tra i partiti è Sergio Mattarella, che si appresta ad aprire la lunga trafila delle consultazioni. Nell’attesa di salire al Quirinale lo scenario attuale potrebbe ulteriormente cambiare. Molto dipenderà proprio dalle mosse del Capo dello Stato che, stando alle ultime indiscrezioni raccolte, sarebbe convinto di riuscire nell’impresa di battezzare un governo vero sostenuto da un’ampia maggioranza in Parlamento. Chissà che in suo soccorso non arrivi sul più bello una nutrita pattuglia dal Nazareno.