Di Maio-Renzi potrebbe diventare inaspettamente l'asse di dialogo che segnerà l'agenda Politica dei prossimi giorni. Sotterrata l'ascia di guerra nei confronti del Pd, Luigi Di Maio è riuscito a gettare scompiglio nel campo avversario. Le sue parole di apertura nei confronti del Partito Democratico non sono cadute nel vuoto ed hanno scatenato, come era ovvio, numerose reazioni di diverso tenore sia nel centrosinistra che nel centrodestra. Le ultime sono state decisamente ore molto intense e la lettura delle mosse di Luigi Di Maio possono rivelarsi decisive per capire la politica italiana delle prossime settimane.

Dopo aver dato quasi per certa la chiusura dell'accordo di Governo con la Lega, Di Maio ha sparigliato le carte sul tavolo e, con un'apertura molto spregiudicata sul Pd, ha compiuto un cambio di gioco degno del miglior giocatore di scacchi.

Di Maio Salvini una partita di veti

Da un lato c'è Di Maio con il suo inderogabile veto su Berlusconi. Dall'altro Matteo Salvini con una pregiudiziale netta e non negoziabile sul Pd. In mezzo il Partito Democratico, oggetto delle lusinghe tutt'altro che disinteressate da parte del leader grillino. Un partito uscito decisamente malconcio dal voto di marzo e che si appresta ad affrontare una delicata Assemblea nazionale in preda a divisioni interne decisamente più significative dei numeri che l'ala renziana può ancora vantare in seno agli organi dirigenti del Partito.

Di Maio, Renzi e Salvini: chi sarà il primo a cedere?

Di Maio di fatto sta premendo perché Salvini decida in fretta da quale parte stare. Il messaggio appare chiaro: "Se continuerai a scegliere Berlusconi noi potremmo fare senza di te". Anche perché in casa Cinquestelle i toni sul Cavaliere sono tutt'altro che smorzati. Da Ivrea, dove si è tenuto un incontro dell'Associazione Gianroberto Casaleggio, il pm antimafia Di Matteo ha parlato esplicitamente dell'esistenza di un patto mafia Berlusconi che sarebbe durato 18 anni.

Di fronte all'apertura al Pd e al diktat su Forza Italia l'avvertimento, tutt'altro che implicito lanciato da Di Maio, non poteva ovviamemente lasciare indifferente Salvini, il quale, nella giornata di ieri ha rilanciato chiudendo sul Pd e agitando lo spettro del ritorno alle urne. Ora non resta che capire quanto peso possano avere nel Pd le voci possibiliste verso i Cinquestelle - ieri nella lista degli aperturisti è comparso il nome pesante dell'attuale Ministro della cultura Dario Franceschini - o, al contrario, quanta forza possa avere il no dell'ala renziana.

Il Quirinale intanto aspetta che i due contendenti lavorino per costruire una maggioranza. Da un lato Salvini nel difficile lavoro di ricucitura con Arcore, dall'altro il paziente cantiere diplomatico messo in piedi da Di Maio. Renzi, non più dimissionario, potrebbe essere l'ultima casella ad accendersi per rendere la patria ancora più aperta e l'esito finale degno del miglior finale che a volte, anche la politica italiana, è in grado di riservare.