Nella notte di sabato 7 aprile l’ex presidente del Brasile Luiz Inacio Lula da Silva ha scontato la sua prima notte da detenuto. È il primo ex presidente brasiliano ad essere stato incarcerato per corruzione. Nato il 6 ottobre 1945 a Caetes, è stato il trentacinquesimo presidente brasiliano. A vent’anni si trasferì a San Paolo lavorando come operaio metalmeccanico. Uomo vicino al popolo e appassionato di telenovelas, Lula è stato probabilmente il presidente più vicino alla sinistra che il Brasile abbia avuto.
L'ascesa
A vent’anni si trasferì a San Paolo lavorando come operaio metalmeccanico.
La sua carriera politica inizia nel 1969 quando, dopo la morte per epatite della moglie, pone le basi per il futuro Partito dei Lavoratori, che nacque nel 1980. Quando nel 2002 viene eletto presidente per la prima volta, il Brasile è uno dei paesi in cui la disparità sociale si fa sentire più forte. Per ovviare a questa situazione nel 2004 Lula propone il programma Bolsa Familia. I risultati non si fanno attendere. Bolsa Familia consente alle famiglie più bisognose di beneficiare di aiuti economici, favorendo in questo modo anche l’istruzione e le cure sanitarie per i bambini più poveri. Durante la sua presidenza il Brasile diventa un paese solido a livello economico. Nel 2006 viene rieletto con oltre l’ottanta per cento dei voti.
Gli strati più emarginati della società brasiliana lo adorano. L'Élite dei grandi proprietari terrieri lo teme.
Il dopo Lula
Dopo l’era Lula, e con la presidenza Rosseauf, il paese entra in un periodo di recessione, che fa riemergere le disuguaglianze sociali in cui il Brasile è nuovamente sprofondato. La situazione peggiora nel 2014 in occasione dei campionati mondiali che proprio in quell’anno si svolgeranno in Brasile.
La protesta esplode. La popolazione di ceto medio basso assiste incredula alle ingenti spese stanziate dal governo per far fronte ai lavori in vista dei campionati del mondo, mentre nel frattempo la popolazione meno agiata deve fare i conti con la povertà e con le carenze del sistema scolastico e sanitario.
L'accusa di corruzione e l'arresto
Nel 2016 Lula viene coinvolto nell’operazione “autolavaggio”. Le accuse mosse verso di lui sono pesantissime. È accusato di aver ricevuto denaro dalla Petrobras, una delle principali compagnie petrolifere del Brasile. Lula respinge fermamente le accuse di corruzione, ma nel luglio del 2017 il giudice Sergio Moro lo condanna in primo grado a nove anni di reclusione. Rimane libero fino alla sentenza di appello. Tuttavia la sentenza di secondo grado aumenta la pena a dodici anni. L’ultimo capitolo della tormentata carriera politica di questo presidente così amato dai cittadini bisognosi, dai bambini dimenticati e abbandonati al loro destino nel crudele mondo delle favelas e che in lui hanno visto un'opportunità di riscatto sociale, ha luogo il sette aprile.
Lula si consegna spontaneamente alla polizia.
Si dichiara innocente come del resto ha sempre sostenuto. Ma anche durante l’arresto la gente, la sua gente che lo ha sempre sostenuto e difeso, non lo lascia solo. La macchina dell’ex presidente viene bloccata dalla folla, che lo proclama guerriero del popolo brasiliano. Vestito con una semplice maglietta nera, Lula abbraccia sul palco i suoi sostenitori. Continua ad accusare la polizia federale. Non gli perdona quella che per un uomo di umili origini come lui è l’accusa più infamante: aver tradito il popolo brasiliano, quel popolo che ancora una volta lo ha osannato e sostenuto. Lula avrebbe dovuto costituirsi alle ore 17 locali. Ma rimane trincerato all’interno della sede del sindacato dei metalmeccanici a San Paolo, protetto da centinaia di persone.
Ma la resa è vicina. Lula viene condotto dalla polizia all’aeroporto di Cangonhas e alle 22,30 locali atterra a Curitiba, dove inizierà a scontare i dodici anni di pena a cui è stato condannato per l’accusa di corruzione. Gli avvocati di Lula hanno tempo fino a martedì prossimo per presentare ricorso al Tfr-4. Tuttavia, anche se il ricorso fosse accettato, non potrebbe ribaltare la sentenza di colpevolezza emessa da questa corte, poiché è stata decisa all’unanimità.