Ai piani alti del M5S, un mese e mezzo dopo le elezioni, sembra esser finita la pazienza con l'ennesimo, infruttuoso, giro di consultazioni tra forze politiche in vista della possibile formazione di una maggioranza di governo. I passi in avanti registratisi ieri, quando le distanze tra Luigi Di Maio e FI si erano per qualche ora ridotte grazie alla momentanea caduta del veto sui voti di Forza Italia, con l'auspicata formula della “non ostilità” nei confronti del costituendo esecutivo, si sono presto rivelati un fuoco di paglia. A poco è servito (se non a fare un minimo di chiarezza alla vigilia di importanti decisioni affidate al Capo dello Stato Sergio Mattarella), come previsto dai più attenti osservatori parlamentari, il mandato esplorativo del Quirinale al presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, la cui opera di mediazione tra centrodestra e Movimento 5 Stelle non ha prodotto i risultati sperati.
Dal M5S nuovo ultimatum a Lega e PD, elezioni vicine
Rimane in campo, nonostante il parziale disgelo promosso dai vertici pentastellati su richiesta pressante di Matteo Salvini, la pregiudiziale “ad personam” nei confronti dell'ex premier Silvio Berlusconi, non riconosciuto come interlocutore istituzionale, in quanto “pregiudicato” e “compromesso” per le note vicende giudiziarie e politiche culminate nell'interdizione dai pubblici uffici prima e nell'incandidabilità poi, agli albori della scorsa legislatura. L'unica via d'uscita dallo stallo di queste lunghissime settimane, ad oggi, potrebbe essere il ritorno alle urne: “Meglio il voto che tirare a campare”, è la linea espressa a chiare lettere dal capogruppo pentastellato a Palazzo Madama Danilo Toninelli, uomo di fiducia dell'aspirante presidente del Consiglio Luigi Di Maio, pronto a “chiudere il forno” della collaborazione con la Lega.
Il M5S pensa alle elezioni anticipate: rottura con PD e Lega?
Difficile, in assenza di segnali di distensione dalle parti del Nazareno, che si arrivi in tempi ragionevoli ad un accordo con il Partito Democratico, ancora fermo sulla linea del “no” dettata da Matteo Renzi all'indomani del voto e confermata a più riprese dal segretario reggente Maurizio Martina.
Possibile, invece, che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella promuova una soluzione diversa, costringendo tutte le forze politiche a fare un passo indietro per “responsabilità”, evitando così lo scioglimento anticipato delle Camere.