Nonostante sia passato più di un mese dalle ultime elezioni, non c'è ancora un governo. Il secondo giro di consultazioni al Quirinale non ha prodotto alcuna novità, e il presidente Mattarella non ha potuto fare altro che certificare che non c'è stato alcun progresso nelle trattative tra le diverse forze politiche in gioco. Dunque, è necessario un ulteriore periodo di riflessione.

Il capo dello Stato ha annunciato che si prenderà qualche giorno per decidere come uscire da questa situazione di stallo. Mattarella, tuttavia, ha ricordato che è fondamentale poter contare su un governo che goda delle sue piene funzioni.

Inoltre la crisi internazionale, le tensioni commerciali a livello mondiale e le scadenze imposte dall'UE richiedono che l'esecutivo si insedi rapidamente. Non ci si può, infatti, occupare solo delle "questioni correnti", come sta facendo il governo in carica attualmente.

Attenti al veto

Il presidente Mattarella, ora come ora, non ha molte opzioni. Infatti pesano i veti imposti da Forza Italia e dal Movimento 5 Stelle. Matteo Salvini, quindi, si trova in una situazione complicata, e per lui non sarà facile raggiungere un punto d'incontro con Luigi Di Maio. I pentastellati si sono detti più volte disponibili nei confronti del Carroccio, ma ad una condizione: ci dev'essere un "passo di lato" di Silvio Berlusconi, considerato un vero e proprio ostacolo per attuare un cambiamento.

Uniti ma non troppo

Berlusconi, Salvini e Meloni ieri si sono presentati al Quirinale insieme. Nonostante ciò, non sembravano troppo uniti: dopo le classiche dichiarazioni ufficiali, infatti, ognuno ha preso la sua strada, come testimonia un video girato dall'agenzia Vista. Matteo Salvini e Giorgia Meloni non hanno nascosto l'irritazione per il tentativo, nemmeno troppo celato, di prendere la scena del leader di Forza Italia.

Non è piaciuta nemmeno la battuta contro i grillini giunta fuori tempo massimo che, di fatto, ha chiuso qualsiasi ipotesi di accordo.

Le opzioni possibili

Attualmente, le opzioni possibili per il capo dello Stato sono, in sostanza, tre: affidare un incarico ad un esponente della Lega (Giorgetti sarebbe in pole position); affidare ad una carica istituzionale - come la presidente del Senato - un mandato di tipo esplorativo; affidare ad una figura "super partes" un incarico.

In quest'ultimo caso, il prescelto dovrà portare avanti un "esecutivo di tregua", con il compito di provare a risolvere i numerosi conflitti interni tra i partiti. Ad ogni modo, la terza alternativa viene considerata come una sorta di "extrema ratio", l'ultima carta da giocare qualora non ci dovessero essere altre valide soluzioni.