Mentre Movimento 5 stelle e Lega Nord si preparano a portare il contratto accordato al presidente della Repubblica lunedì, e Silvio Berlusconi si espone dicendosi contrario alla bozza di programma stipulata dal leader del movimento e quello del carroccio, il Partito Democratico ha tenuto un congresso all'Ergife di Roma.
Approvazione della bozza del contratto del cambiamento
I due leader protagonisti della scena politica italiana attuale si dicono portatori di trasformazioni; infatti il loro prende il nome di "contratto del cambiamento". L'informale notorietà di questa bozza, come abbiamo visto in questi giorni, ha portato non pochi riscontri, positivi o negativi che siano, che hanno smosso qualcosa.
E, mentre Borghi della Lega afferma che sono reazioni, quelle europee relative al contratto, da vedere come qualcosa di positivo, facendo riferimento alla preoccupazione che incute negli stati membri, Silvio Berlusconi afferma di non essere concorde con quanto legge sul loro programma; inoltre confessa anche il suo personale dispiacere, circa il fatto di esserne ormai fuori.
Berlusconi parla di sé come una persona con esperienza, di 9 anni, afferma che saprebbe gestire le situazioni italiane, che si sente pronto e, addirittura che starebbe lavorando su un suo personale programma da circa un anno, che avrebbe proposto molto volentieri qualora ne avrebbe avuto la possibilità. Infine il cavaliere esprime la propria disponibilità rivolta a Sergio Mattarella circa la possibilità di scelta di un premier nella sua figura.
In questo caos non sono mancate, in questi giorni, le dichiarazioni della Meloni e del suo partito, Fratelli d'Italia. La leader di centrodestra è stata ospite in collegamento, nella serata di domenica, da Fabio Fazio a "Che tempo che fa". Il salotto le è servito a sottolineare abbondantemente le sue posizioni e i suoi pensieri, ma anche le sue denunce nei confronti di questo governo in lizza.
Infatti non poche volte il conduttore ha dovuto sottolineare di voler riuscire a prendere parola per dialogare in due e per porle qualche domanda.
La sua intervista è iniziata con la domanda di Fazio circa l'invito rivoltole, di cui si è parlato in questi ultimi giorni, da parte di Matteo Salvini, alla quale lei ha risposto ammettendo di averlo saputo per via dei bollettini, ma ha affermato anche la mancanza di gesti da parte del leader del Carroccio, ma anche da parte di Luigi Di Maio.
In ogni caso lei sostiene ciò che aveva già ribadito, cioè di non appoggiare un governo coi 5 stelle, quindi di non volerne nemmeno farne parte. Sono troppe le divergenze, non solo sulle idee, ma anche e soprattutto sulle attuazioni pratiche da dover fare, prendendo in considerazione la bozza, infatti, sottolinea il fatto che non c'è più la tanto desiderata, da tutto il centrodestra, legge che riguarda i provvedimenti navali che dovrebbe essere volta alla chiusura dei confini a diminuire l'entrata migratoria nel paese.
Sostiene anche di essere stata l'unica col suo partito a rimanere ferma sulle opinioni iniziali, per cercare di far valere ciò che si era detto in campagna elettorale, perché non è una cosa rispettosa, il contrario, nei confronti di chi ha votato quel programma e non altri.
Parla dell'impossibilità di effettuare questi famosi cambiamenti discussi nella bozza. Si tratta di 40 pagine di contratto, ma che non possono essere attuabili vista la mancanza economica reale esistente, le coperture sono irreperibili i soldi mancano sulla carta, non si può fare sia la flat tax che il reddito di cittadinanza.
A lei interesserebbe di più il lavoro e la disoccupazione, soprattutto tra i giovani, anziché il reddito di cittadinanza. Afferma che sarebbe anche dell'idea di dare un sostentamento ai disoccupati, ma che non sia un mantenimento, perché in questo caso le persone starebbero a casa. Ritiene che con i 5 stelle si rischia questo, a sottolineare la sua indisponibilità nell'appoggiare un governo con la loro presenza o una collaborazione anche.
Afferma con convinzione che sappiamo che abbiamo un Italia che voleva il centrodestra a governare, questa è l'unica sicurezza di cui si può parlare. Per il resto dichiara di non sapere di più di quanto si apprende già dai giornali e dalle agenzie, non conosce l'identità del premier candidato né altro. Sono cose che sapremo dopo che i due avranno parlato col Presidente della Repubblica al Colle.
Poi confessa di non essere d'accordo con quelle che sono state le decisioni del Capo dello Stato, perché avrebbe dovuto dare la possibilità di provare al centrodestra che è stato quello che hanno votato i cittadini, sarebbe stato più rispettoso ai fini elettorali. Nel frattempo dalla Francia arriva la richiesta di non effettuare cambiamenti alla quale Salvini risponde con un tweet con parole decise: prima gli italiani.
Intanto il contratto del cambiamento continua la sua vita appena nata, passa il vaglia del voto online per i pentastellati e per la Lega presso i vari gazebo allestiti in giro per l'Italia e si attende domani per passare anche quello di Mattarella.
Il Partito Democratico
Nell'occasione del Congresso del Partito Democratico tenutosi all'Ergife di Roma, abbiamo potuto cogliere la reale spaccatura che domina il partito. I fischi e la contrarietà nei confronti di Matteo Orfini sono stati plurimi, come i volti bui durante tutta la durata dell'incontro. Quello che doveva essere un meeting volto alla ripartenza del partito è stato solo un triste momento nel quale sono venute fuori le rimarcate mancanze presenti nel gruppo democratico.
Infatti è stato rimandato tutto a data da destinarsi, probabilmente sarà per il 30 giugno o 7 luglio, così si deciderà il segretario con più compattezza, o almeno è quanto si spera.
Nonostante il suo insuccesso nei discorsi, Orfini ha avuto la sua vittoria con 397 voti favorevoli, 221 contrari e 6 astensioni, così si deciderà in altra data chi sarà il segretario, al momento resta reggente Maurizio Martina. Lo stesso, ormai si sa, si è allontanato da Renzi già quando cercava un accordo coi pentastellati. Ora lo ritroviamo implorare ai suoi di ritrovare la compattezza capace di farli crescere e poi "faremo un congresso anticipato, chiedo di poter lavorare insieme a tutti voi per portare in maniera unitaria, forte, al congresso, senza la fatica dei detti e non detti che hanno generato ambiguità.
Non ho l’arroganza di fare questo lavoro da solo. So che nella transizione questo mestiere si fa così. Ma se tocca a me, anche se per poche settimane, tocca a me. Ve lo chiedo con la massima sincerità. Tocca a me con tutti voi".
Questo quanto dice all'assemblea tra gli applausi di una sola parte della stessa. Perché l'altra parte è quella che ha replicato su quel "tocca a me", pronunciato modo troppo azzardato, sono i Renziani. Ma la sua relazione viene approvata con 294 voti. Al momento quindi rimane tutto uguale: Martina è il reggente, ma è Matteo Renzi a comandare ancora.
Poi l'intervento di Pina Cocci, la delegata romana di Tor Bella Monaca che riprende il partito presente dicendo di chiamarsi democratici ma di non voler far parlare Renzi, nonostante, ammette, non sia una renziana.
Sottolinea la necessità di fare un congresso, ma chiede di non essere chiamata nel caso in cui ancora ci si trova nelle condizioni attuali.
Ma non passa inosservato anche il caso di Roberto Giachetti che, mentre stava parlando davanti alla platea, ha dovuto interrompersi per non incorrere "in vere e proprie degenerazioni" che sarebbero potute venir fuori per gli insulti, i fischi e le espressioni di contrarietà offensive e fastidiose nei suoi confronti. Si dice indignato e preoccupato nonostante l'intervento di Martina che rivendica il suo diritto di parola.