Una sentenza che farà di certo sorridere Vittorio Sgarbi. Il noto critico d’arte ferrarese, personaggio che -come noto- di certo “non le manda a dire”, ha raccolto quella che si può definire una sorta di vittoria personale, dopo essere stato citato in giudizio per una delle sue solite liti televisive risalente al 2015.
La “vittima” dell’ex assessore ai beni culturali della regione Sicilia, fu Alice Salvatore, all’epoca candidata del Movimento 5 Stelle per la presidenza della regione Liguria. Teatro della diatriba, fu invece la trasmissione televisiva l’Aria che tira, in onda sull’emittente televisiva La7 e condotta dalla giornalista Myrta Merlino.
I fatti del 2015
La lite televisiva tra Sgarbi e la Salvatore, incominciò partendo dalla discussione su un candidato pentastellato, che si ritirò dalla competizione per la sua amicizia con un presunto boss mafioso. L’aspirante governatrice, cercò di difendere i compagno di partito attaccando i condannati e gli indagati delle altre forze politiche, ed incontrando immediatamente l’ira di Sgarbi che incominciò in breve tempo a ricoprire di insulti la controparte.
Sgarbi partì attaccando Beppe Grillo in quanto anch’esso condannato per omicidio colposo, in seguito iniziò a rivolgersi direttamente alla Salvatore che nel mentre accusò anche lo stesso Sgarbi di essere condannato per truffa e percepire un vitalizio.
Fu proprio questa accusa a mandare l’ex sindaco di Salemi su tutte le furie, portandolo a tacciare la candidata M5S di essere una cretina, una capra, un salame e che per truffa avrebbero dovuto condannare la madre per aver fatto una truffa come lei. Sgarbi, concluse anche di non percepire nessun vitalizio.
Processo e sentenza
Alice Salvatore evidentemente non gradì la piazzata di Sgarbi, tanto da portarlo in tribunale con l’accusa di diffamazione. Gli avvocati del navigato politico tuttavia, sostennero fin da subito che tutt'al più poteva trattarsi non tanto di diffamazione, quanto di ingiuria, reato depenalizzato ormai da qualche anno.
Ed in effetti la dottoressa Claudia Guerello, giudice genovese chiamata a presiedere il processo, ha dato nella sostanza ragione ai difensori di Vittorio Sgarbi. La Guerello infatti, ha riconosciuto che le parole pronunciate dal fondatore di Rinascimento fossero effettivamente lesive dell’onore e del decoro dell’altrui sfera personale; ma allo stesso modo ha anche sottolineato come la Salvatore fosse collegata in diretta con lo studio e avrebbe in questo modo potuto intervenire per difendersi o replicare all’interlocutore.