Governo no, impeachment sì, anzi governo forse sì ed impeachment pare di no. La situazione politica italiana continua ad essere mutabile, confusa: mentre domenica e lunedì appena passati pareva che un esecutivo giallo-verde non potesse nascere, le affermazioni di ieri pronunciate da Luigi Di Maio sembrano invece aprire alla nuova possibilità di un governo penta-leghista, ritirare dal “tavolo” la richiesta di messa in stato d’accusa per Sergio Mattarella, mentre quelle di Matteo Salvini fanno allontanare, per l’immediato futuro almeno, la possibilità di nuove elezioni.
Un nuovo governo penta-leghista?
Nel comizio di ieri tenutosi a Napoli, il capo politico pentastellato, come riporta Repubblica, si è dimostrato “possibilista” circa un esecutivo giallo-verde 2.0, sottolineando come la maggioranza in Parlamento esso lo abbia ancora, e come sia necessario, semplicemente, farlo partire. Ha poi nuovamente negato, Di Maio, ogni appoggio del M5S ad un esecutivo “tecnico”, giustificando il diniego con un’espressione in dialetto napoletano: "traseno e sicc e si mettono e chiatte" ("nascono senza pretese e poi si allargano"). Di contro a governi simili, in altre parole, e per risolvere nel modo più rapido e semplice la crisi politico/finanziaria del Paese, ha ribadito, l’unica soluzione è quella di affidare la guida dell’Italia al MoVimento 5 Stelle e alla Lega.
Nessun impeachment, ora
Il capo politico M5S, scrive ancora Repubblica, è sembrato fare un passo indietro sulla questione impeachment del capo dello Stato - invocata, da ultimo, non più tardi del giorno precedente al comizio -, dichiarando come, in realtà, il “problema” non stia nel Quirinale, bensì nelle agenzie di rating e nella Germania: sono i cittadini, ha sottolineato ancora, a dover decidere, con il voto, dei "governi italiani", non entità finanziarie e politiche straniere.
E, a proposito di esecutivo, Di Maio ha commentato poi il tentativo in atto da parte di Carlo Cottarelli di formare un governo, chiosando che molto probabilmente nessuno in Parlamento lo sosterrà, perché per quelle forze politiche che invece scegliessero diversamente questo significherebbe pesanti ripercussioni in termini di consenso elettorale.
E proprio le elezioni sembrano essere diventate una prospettiva, se non di lungo termine, perlomeno non immediata anche per Salvini, il quale, continua Repubblica, ha chiesto ai presidenti di Camera e Senato di insediare le commissioni parlamentari. In questo modo, ha precisato il segretario federale della Lega, sarebbe possibile iniziare a decostruire la legge Fornero, a scrivere una nuova normativa sulla legittima difesa, a "tagliare i vitalizi" e talune tasse.