Nei giorni del battesimo del governo gialloverde ci ha pensato una delle voci storiche più autorevoli della Lega, Roberto Maroni, ad aprire gli occhi a Matteo Salvini. L’ex governatore della Lombardia in un’intervista rilasciata a La Repubblica ha chiesto al neo ministro dell’Interno di lasciare la segreteria del Carroccio per non trascinarlo nella palude. Parole che hanno fatto scalpore considerato il risultato ottenuto alle ultime elezioni politiche e l’ulteriore crescita di consensi acquisita nei successivi novanta giorni di non governo. Ciò che preoccupa Maroni, in realtà, è il nuovo ruolo che ricoprirà Salvini che lo costringerà (che gli piaccia o meno) ad assumere una responsabilità istituzionale incompatibile con la sua indole di trascinatore di piazza.

Nel farlo l’esponente storico della Lega ha richiamato l’eclissi Politica di Angelino Alfano: un accostamento che di sicuro non avrà fatto piacere a Salvini. “L’unico che ha riunito le due cariche (quelle di segretario di partito e ministro della Repubblica ndr) - ha avvertito - è stato Alfano e non mi pare sia finito benissimo”. Nel ragionamento di Maroni vi è la possibilità reale che la legislatura non duri poi così a lungo al contrario dei pronostici. Se si dovesse tornare anticipatamente alle urne, in tal senso, la Lega arriverebbe ridimensionata per il silenzio al quale sarà costretto Salvini. Quest’ultimo, da par sua, ha fatto orecchie da mercante e non appare intenzionato a lasciare il comando del partito che troverebbe, guarda caso, proprio in Maroni un successore scontato.