“I fondi della lega? Secondo me li hanno spesi, quei soldi non sono stati nascosti”. L’ex tesoriere della Lega Nord, Francesco Belsito, espulso dal partito nel 2012 a causa dello scandalo dei rimborsi elettorali ‘distratti’ dalle casse di via Bellerio, conferma la versione fornita in questi giorni dai vertici leghisti alla magistratura, sempre a caccia di un tesoretto da decine di milioni di euro. Secondo Belsito, dunque, intervistato oggi dal quotidiano La Stampa, quei soldi sono stati spesi per campagne elettorali ed altre esigenze, non certo nascosti per sottrarli alla giustizia.

La stessa versione confermata più volte anche dall’attuale segretario, Matteo Salvini.

Belsito: ‘Nel 2012 sui conti c’erano più di 40 milioni’

Erano ancora i tempi di Umberto Bossi quando Francesco Belsito, nominato tesoriere della Lega, allora Nord, si poteva permettere di infilare liberamente le mani nelle casse del partito. Il 10 gennaio 2012 decide di stanziare oltre 7 milioni di rimborsi elettorali in investimenti in paesi stranieri come Tanzania, Norvegia e Cipro. Sempre nello stesso anno, ma a marzo, le procure di Milano, Napoli e Reggio Calabria decidono di indagarlo per appropriazione indebita e truffa aggravata ai danni dello Stato per i rimborsi elettorali spettanti al partito indebitamente utilizzati dalla famiglia Bossi.

Arrivano le dimissioni e anche l’arresto, il 24 aprile del 2013. Al momento sono due le condanne in primo grado ai suoi danni, per un totale di più di 7 anni di carcere. Alla luce di tutto questo, Belsito dichiara comunque a La Stampa che nel 2012, anno del suo addio forzato, “la Lega Nord era un partito ricchissimo e sui conti c’era un tesoretto di più di 40 milioni di euro”.

Che fine hanno fatto i fondi della Lega?

Alla constatazione del giornalista Tommaso Fregatti sul fatto che la procura abbia trovato soltanto 3 milioni di euro nelle casse della Lega, Belsito risponde dicendosi “sorpreso”, ma aggiunge che basterebbe consultare i bilanci per scoprire come sono stati spesi quei soldi. “È possibile che abbiano attuato altre strategie”, spiega facendo riferimento al fatto che, negli ultimi anni, “ci sono state molte campagne elettorali” che potrebbero aver fatto “lievitare i costi”.

Comunque sia, aggiunge l’ex tesoriere, a suo modo di vedere, quei soldi “li hanno spesi” e non occultati. Fatto sta che “proprio tutti sapevano”, compresi Salvini, Maroni, Giorgetti, Calderoli e Bossi, che tutti i collaboratori venivano pagati in nero, con una spesa annua di circa 600mila euro, anche se solo una “cerchia più ristretta” era a conoscenza degli investimenti all’estero.