Rischia di generare un terremoto dalle proporzioni importanti la sentenza della Corte di Cassazione che ha chiesto il sequestro immediato di 49 milioni di euro a carico della Lega allo Stato. Fondi indebitamente sottratti dal 2008 al 2010 nel fu partito guidato da Umberto Bossi e dall’ex tesoriere Francesco Belsito. Pur indirettamente la decisione delle toghe di Piazza Cavour interessa il segretario Matteo Salvini. Secondo il vicepremier e ministro dell’Interno trattasi di una vera e propria “sentenza politica” volta a colpire l’ascesa elettorale inarrestabile del suo partito.

Nelle casse della Lega “non ci sono soldi” ha avvertito Salvini, che ha assicurato poi di non essere a conoscenza delle modalità di sparizione di quei 49 milioni. Proprio il peso elettorale raggiunto dal Carroccio è considerato dalle ex camicie verde l’univa vera motivazione di una tale offensiva. Se la Lega fosse costretta a chiudere i battenti a causa del verdetto della Suprema Corte, secondo via Bellerio, ci sarebbero addirittura i presupposti per la violazione della Costituzione perché verrebbe a mancare “il diritto per milioni di italiani” di essere rappresentati dalla prima casa di Salvini. In ragione di ciò il segretario è pronto a condurre la sua nuova ed ennesima battaglia personale, appellandosi addirittura al sostegno del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

A denunciare però il collegamento del vecchio gruppo dirigente con tutti i vari successori (compreso Salvini) è stato l’Espresso. Il settimanale diretto da Marco Damilano in esclusiva ha pubblicato infatti diversi documenti che smentirebbero clamorosamente la versione del leader del Carroccio.