Nei primi trenta giorni di vita del nuovo governo Matteo Salvini ha catalizzato da solo l’attenzione dell’opinione pubblica, facendo della Lega (virtualmente) il primo partito del Paese. Si può essere simpatizzanti o deterrenti, ma gli va riconosciuto il grande merito di aver carpito il disagio imperante nel territorio trasformandolo in un vero manifesto politico. In appena trenta giorni - nelle vesti di vicepremier e ministro dell’Interno - ha spazzato via un’opposizione sterile catalizzando persino il consenso di quello che doveva essere il suo socio di maggioranza: Luigi Di Maio.

Sin dal battesimo Quirinalizio, Salvini si è appropriato dell’agenda politica e non l’ha mollata. La linea della fermezza sull’immigrazione (in particolare dopo il caso Aquarius) è divenuta il simbolo di un esecutivo piegato totalmente al leader del Carroccio. Al premier Giuseppe Conte (quello che per intenderci da dettame costituzionale dovrebbe indirizzare l’attività dei suoi ministri) non è rimasto che un ruolo di comparsa, di rappresentanza. Nell’ultimo Consiglio europeo il professore ha portato il compitino dettatogli da Salvini e il risultato si è visto: le richieste dell’Italia non solo sono state aggirate, ma addirittura possono dirsi peggiorate sull’immigrazione. Del resto quale credibilità potrebbe avere un premier privo di autonomia nel mezzo di trattative così delicate?

Salvini e l’esercito dei Social

Poco importa. Per Salvini l’obiettivo non dichiarato è quello di lavorare su di una prospettiva di lungo termine. Quella che per intenderci lo dovrebbe portare a staccare la spina al governo gialloverde per rientrare a Palazzo Chigi da unico capo indiscusso. Basta dare uno sguardo all’attività prolifica sui Social Network per capire che la sua campagna elettorale non è mai finita. Altro che i richiami alla responsabilità istituzionale accennati dall’amico-nemico Maroni sulla necessità di abbandonare la segreteria della Lega. Selfie, slogan contro Ong e clandestini, foto che sbeffeggiano i versi di una celebre canzone della Resistenza Partigiana, sono stati e vengono quotidianamente accolti dal suo popolo in un clima di euforia generale.

E nel caso ci fosse una voce critica nel mare magnum dei commenti che seguono i post, ecco che le sue truppe scattano sull’attenti per mettere all’angolo il disturbatore e cacciarlo via. Senza rivangare un passato triste per il nostro Paese, il consenso di cui gode oggi Salvini va ben oltre l’aspetto politico. Lui ne è consapevole ed è disposto a tutto per elevarlo individuando giorno per giorno un nemico di turno, che si trasforma inevitabilmente in un bersaglio prediletto dai suoi fan. Da Saviano a Boeri.

Il sequestro ostacola la Lega

Ciò che Salvini non avrebbe mai potuto prevedere è che la Cassazione confermasse la richiesta di sequestro della Procura di Genova di ben 49 milioni di euro sottratti dalla Lega allo Stato.

Responsabilità che al momento non toccano il segretario (la truffa si riferisce al periodo della gestione Bossi-Belsito ndr), ma che potrebbero in qualche modo ostacolarlo. Anche in questo caso la risposta del suo popolo è stata chiara: fare quadrato intorno al leader attaccato dai poteri forti che vogliono impedirgli di cambiare il Paese. Da abile trascinatore di piazza, del resto, proprio Salvini non aveva perso tempo nell’etichettare il verdetto della Suprema Corte come una vera e propria “sentenza politica”. In altri tempi e partiti una truffa del genere avrebbe scatenato un terremoto dalle proporzioni indefinite (come quello che colpì la stessa Lega di Bossi). Ed invece la credibilità di cui gode Salvini oggi si è dimostrata il vero segreto di una compagine che - lo testimonia Pontida - ha catturato la sensibilità dell’intero elettorato italiano.

Al contrario qualche imbarazzo la decisione della Cassazione l’ha creato tra i militanti del M5S, con Di Maio costretto a riscoprirsi garantista: “La vicenda dei fondi riguarda Bossi e il suo cerchio magico”.