Nicholas Ferrante, il giovane attivista irpino del Pd, salito alla ribalta nazionale grazie al suo chiaro, intenso, e polemico intervento all’assemblea di “Sinistra Dem” della scorsa primavera, in esclusiva a Blasting News, risponde ad una serie di domande riguardanti la situazione del partito, a livello nazionale ma anche su base regionale, parlando di alleanze e non solo.
"Il Pd si rigenera dalla voglia di aggregare e dalla voglia di capire dove sono state fatti gli errori- tuona subito Ferrante- nei territori vige ancora la regola dei “signori delle tessere” che detengono pezzi di partito e che non hanno capito quello che è successo lì fuori.
Per cambiare tutto ci vuole tempo". Ferrante ha aderito da tempo alla componente di minoranza interna rappresentata da Nicola Zingaretti, Andrea Orlando e Gianni Cuperlo e sembra avere le idee chiare sul futuro del Pd nazionale e anche sull’assetto campano del partito. Ha iniziato a fare Politica da giovanissimo e all’età di 17 anni ha avuto la prima tessera di partito.
Attualmente Ferrante svolge l’incarico di vice segretario del partito del suo comune di appartenenza, Luogosano, ma non ha altri incarichi di partito, anche se ha avuto diverse proposte, tutte declinate a causa della sua mancata aderenza alla linea della maggioranza.
'Il Pd deve resettare tutto e ripartire dalle persone: riscopra cos’è la sinistra partendo da esempi come Sanders e Corbyn'
Il Partito Democratico può ancora rappresentare una speranza per tutti coloro che non credono in questo governo, e soprattutto: Il Pd è ancora il soggetto utile ad attuare un cambiamento da sinistra?
"Il Pd può ancora rappresentare una speranza nella misura in cui riesca a resettare un po’ di cose: se tu fai diventare la sinistra il volto umano della destra su lavoro, istruzione e sulla sicurezza poi scatta il problema identitario e non comprendi più chi sei, a chi parli e dove vuoi proiettare la tua proposta politica. Se la sinistra tra il perdente e il vincente della storia sta dalla parte del secondo e dice al perdente: “Tu provi rabbia, provi rancore perché cerchi l’assistenzialismo perché reclami giustizia, in quel caso smette di fare il proprio mestiere, e succede che al nord vince la Lega e al sud vincono i 5 Stelle.
Bisogna resettare quello che è stato fin ora, compreso le persone e quindi il gruppo dirigente, che deve necessariamente mettersi da parte. Vengono prima le persone e poi i contenuti e non viceversa! Le idee e contenuti nascono dalle persone ed è dalle persone che occorre ripartire. Il Pd deve riscoprire cosa significa essere di sinistra e cos’è la sinistra nella sua sostanza partendo da esempi chiari.
Se Bernie Sanders, un anziano, è riuscito a sdoganare il socialismo negli States e Jeremy Corbyn, in Inghilterra, ha portato la sinistra tra la gente e riesce ad avvicinare giovani mentre il Pd ha il fascino di un’ottantenne, occorre porsi l’interrogativo: chi siamo e cosa vogliamo fare?"
Il congresso è alle porte, la “sinistra dem” ha le basi per ottenere la maggioranza e scalzare l’area renziana dalla cabina di regia del partito?
"Il Pd non è morto, anzi, ma deve assolutamente affrancarsi dal “Renzismo”, un disegno di società che è stato sconfitto con il Referendum sulla Costituzione del dicembre 2016 ed ha avuto il colpo finale con il voto del 4 marzo. Un disegno socio-politico bocciato soprattutto dai giovani, da cui il partito deve ripartire, considerando che proprio le nuove generazioni, in generale, non sono affatto attratti da questa tipologia di soggetto politico.
Un partito che è a sinistra sui diritti ma a destra su lavoro e sulla sicurezza sul piano programmatico, non può avere appeal su ventenni o trentenni precari e insoddisfatti. Il renzismo ha portato avanti giovani “yes man” promettendo loro carriera, schema che non ha affatto favorito un sano ricambio generazionale e un altrettanto sano scambi di idee ed intenti tra vecchia scuola e nuove leve. Renzi con la sua politica ha modificato geneticamente il partito inserendo pezzi di centro e di destra che nulla hanno a che vedere con il concetto di sinistra e socialdemocrazia. Il partito deve andare dai suoi tantissimi elettori delusi, chiedere scusa e ascoltarti, si tratta di attivisti e votanti che sono attualmente in stand by ma ha tanta voglia di ripartire ed essere protagonisti di un giusto cambiamento".
Questo governo, marcatamente populista, gode di un forte consenso tra le fasce medio basse della società, una volta elettorato di rifermento della sinistra tradizionale. Il Pd può tornare ad essere un soggetto capace di interpretare le esigenze del mondo operaio, e dei precari e in generale della classe media?
"Questo è un governo che gode del consenso delle fasce medio basse perché è riuscito grazie ai suoi azionisti di maggioranza ad intercettare ed interpretare il monopolio delle disuguaglianze e delle lotta alla corruzione e agli sprechi. La Lega è percepita come baluardo e portatrice dell’ordine, un paradosso secondo me! Dopo il 4 marzo abbiamo perso una grande occasione, avvicinarci al partito su cui è andato il nostro elettorato: i 5 Stelle e di far politica, invece la linea “spaventata” della maggioranza del PD ha preferito mangiare popcorn.
Il nostro elettorato non ci perdona questo “attendismo”, ed oggi, per questo motivo, è complesso fare opposizione. Si deve ripartire accantonando quel che è stato il Jobs Act e la guerra delle tessere, iniziando con un dialogo chiaro e programmatico con i corpi intermedi della società: sindacato ed associazioni. Per creare una seria alternativa dobbiamo puntare su diritti, questione morale, partecipazione dal basso, tutela di ambiente e fasce deboli e soprattutto sulla proposta di reddito di base, rivolto a chi è ai margini e vuole ritornare ad essere cittadino attivo. La sinistra è un’idea di comunità e non un mix malriuscito tra leaderismo e partito di massa".
Un’alleanza tra Pd e Liberi e Uguali e la proposta della Boldrini, ovvero creare un’unica lista civica progressista, capace di unire tutte le anime del centro sinistra in vista delle Europee, credi sia un percorso fattibile e utile in termini “politici” ed elettorali per tutta l’area anti-sovranista?
"Credo sia complicato organizzare una grande lista a sinistra per le Europee, ma sono fiducioso… A destra c’è un progetto chiaro per le elezioni del 2019: unire tutte le forze sovraniste contro l’Unione e a favore dell’Europa delle Nazioni. La sinistra, frammentata, dovrebbe avere un assetto federale. Se la destra vuole chiudere i confini la sinistra devi spalancare le porte. Un partito comune in tutta Europa che valorizzi l’idea di Sinistra Europea e della Socialdemocrazia sarebbe l’ideale ma credo sia un percorso complesso…ma gli attori di questo possibile cambiamento potrebbero anche stupirci positivamente. Sarebbe il miglio programma dopo il Manifesto di Ventotene. In Italia, la questione è la seguente: se per sinistra s’intende la somma di tutte le sigle ancora esistenti significa consegnare la vittoria a Salvini e al sovranismo.
La sinistra è soprattutto movimento di popolo e poi vengono le sigle".
'Il PD campano faccia dieci passi di indietro per dovere morale: Come fa a riempirsi la bocca della parola Sinistra?'
Nicholas Ferrante risponde anche ad una serie di domande sullo stato in cui versa il Partito Democratico campano, dal punto di vista del ceto politico e delle alleanze in vista delle Europee e delle Regionali del 2020
Il Pd irpino, nel suo complesso, può avere vita anche senza l’impronta Demitiana e l’appoggio di ex capicorrente Democristiani?
“Deve avere vita: il mondo gira a mille e il partito non è di proprietà di nessun capocorrente. È un soggetto collettivo. Alle Europee del 2019 ed alle regionali del 2020 vogliamo presentarci nuovamente con una classe dirigente vecchia di trent'anni nelle facce e nel linguaggio?
Non è questione anagrafica, ma di una mentalità conservatrice. Che poi blocca lo sviluppo di un territorio e impedisce il rinnovamento per conservare posizioni di potere. Il leit motiv dal 4 marzo nel Pd irpino è stato: tessere, statuto, ricorsi, portatori di voti. Ed i soliti caminetti con quattro gatti. Questo non funziona più".
In Campania, per far ripartire i Dem, qual è la prima iniziativa che il gruppo dirigente dovrebbe mettere in campo?
"Azzerare tutto, sradicare le pratiche di potere locale su cui si è scommesso. Questo gruppo dirigente è finito. E sarà necessario partire con un congresso in cui si va a scomodare le persone disposte ad impegnarsi. Altrimenti non ci verranno. Non è semplice spalancare un partito a chi ha sofferto i colpi della crisi e metterlo accanto a chi, durante la crisi, ha usato il partito per ingrassare il proprio Iban.
Ecco, meglio che quest'ultimo faccia dieci passi di indietro per dovere morale: come fa a riempirsi la bocca della parola sinistra?"
Le elezioni regionali campane del 2020 non sono così lontane, infatti da settembre, in concomitanza con le Europee, si aprirà la campagna elettorale per l’elezione del nuovo Presidente: a tuo avviso, come si dovrebbe impostare lo schema per le regionali?
"Lo schema per le regionali non implica né la somma di sigle né l'appello ai portatori di voti per blindare una probabile vittoria. È quando non riesci a capire ciò che ti succede intorno, che trascini con un voto scientifico la gente nei seggi. Bisogna lavorare alla saldatura di alleanze con le organizzazioni di cittadinanza attiva, i movimenti dei beni comuni e battersi per proposte di avanzamento sociale.
Anche con l'aiuto della sinistra in Campania di De Magistris. Insomma, favorirei un cambiamento di sistema per spazzare i posizionamenti in corso dei vari galoppini del vecchio. Chiamerei i giovani andati fuori a formarsi, aprirei un cantiere con le migliori esperienze e le nuove idee che hanno appreso: creerei terreno fertile per favorire il procedimento contrario alla desertificazione di queste terre".