L'anno 2018 che sta concludersi è stato sicuramente uno dei più negativi per le forze che si collocano a sinistra nel quadro politico italiano. Un anno era iniziato con le elezioni politiche del 4 marzo, che hanno relegato le forze che si riconoscono nel centrosinistra e nella sinistra ai minimi storici sul piano del consenso popolare: con un Pd poco sopra al 18%, Liberi e Uguali al 3,4% e Potere al Popolo al 1,1%.
Ma i mesi successivi al voto sono stati, se possibile, ancora più complicati e forieri di divisioni. Tralasciando nelle righe che seguono le sorti del PD, che sta per vivere il proprio congresso, tutto quel "mondo" che si muove alla sua sinistra negli ultimi mesi ha subito ulteriori spaccature e divisioni.
Le quali in molti casi, soprattutto in vista delle elezioni Europee del 2019, però dovrebbero portare a nuove "sintesi" unitarie, anche se probabilmente con una geografia Politica diversa rispetto a come le varie formazioni si erano presentate alle scorse Politiche. Vediamo gli ultimi aggiornamenti, che sicuramente avranno ulteriori sviluppi a partire da gennaio.
Recentemente sono in particolare tre i "cantieri" che esplicitamente si sono messi in moto, in vista delle Europee e non solo. Ma ci sono anche diversi altri "movimenti" attorno che potrebbero aggregarsi con uno di essi o giocare invece un ruolo autonomo nei prossimi mesi.
I 'cantieri' già partiti: De Magistris e la sinistra rosso-verde
Il 1° dicembre si è aperto il cantiere della coalizione civica lanciata da Luigi De Magistris in particolare in previsione delle elezioni Europee. Un processo di cui fanno parte, oltre a DeMa, gruppo fondato circa due anni fa dal primo cittadino partenopeo, anche Sinistra Italiana (guidata da segretario Nicola Fratoianni), Rifondazione Comunista (col segretario nazionale Maurizio Acerbo), L'Altra Europa con Tsipras e la Rete delle Città in Comune.
Guarda con interesse al percorso anche Diem25, il movimento di Yanis Varoufakis, che però in questo momento sarebbe alla finestra in attesa delle evoluzioni generali del campo progressista verso le elezioni europee. Il percorso di De Magistris potrebbe lanciare il nome del proprio progetto politico già entro la fine dell'anno.
Pochissimi giorni fa invece, il 16 dicembre, si è aperto un nuovo cantiere a sinistra, il quale non ha come unico movente quello delle Europee, ma pure quello di costruire un vero e proprio nuovo soggetto politico "socialista ed ecologista". Queste sono state le due parole chiave dell'assemblea "Ricostruzione" lanciata da Articolo Uno-MDP e svoltasi appunto domenica scorsa a Roma: l'idea del movimento di Roberto Speranza e Pierluigi Bersani è quella di superare l'empasse attuale con la creazione di una "sinistra rosso-verde" che dovrebbe vedere una fase di costruzione territoriale nel mese di gennaio, per poi indire il 9 e 10 febbraio un nuovo appuntamento nazionale che faccia fare un passo avanti sul piano organizzativo.
Riguardo all'evento "Ricostruzione" di domenica scorsa, diverse presenze (ma anche delle assenze), di alcune personalità possono lasciar pensare anche ad evoluzioni in "casa d'altri". Ad esempio c'era Stefano Fassina, fondatore dell'associazione "Patria e Costituzione" e deputato di Sinistra Italiana, anche se il consigliere comunale romano da ormai qualche mese avrebbe posizioni piuttosto critiche dentro al partito di Fratoianni. Mentre domenica era assente uno dei fondatori di MDP come il senatore Francesco Laforgia, ormai critico da tempo con la linea di Speranza e vicinissimo a Pietro Grasso.
I percorsi di Pietro Grasso e Laura Boldrini
E qui introduciamo il "terzo cantiere" politico della sinistra apertosi in questo autunno, il quale non ha l'obiettivo di presentarsi autonomamente alle Europee ma quello di costruire "un partito di sinistra".
Parliamo appunto di quanto emerso dall'assemblea lanciata dagli autoconvocati di Liberi e Uguali dello scorso 24 novembre, con la "benedizione" di Pietro Grasso. Un percorso di cui fanno parte attivisti di base di LeU di tutta Italia e che da gennaio dovrebbe avviare la propria fase costituente. Ma potrebbero esserci alcune defezioni. Ad esempio il gruppo "Reinventare la sinistra" di David Tozzo (leader della minoranza di Possibile) pare aver preso atto che "non possa nascere la LeU inclusiva delle origini, rischiando che nasca l'ennesimo partito chiuso in se' stesso" e quindi guarda invece con interesse al percorso "Ricostruzione" di Speranza e soci, come dimostra il suo intervento in assemblea domenica scorsa.
Fin qui i cantieri ufficialmente già partiti. Ma attorno ci sono molte situazioni che potrebbero evolvere prossimamente. Ad esempio è in campo da settimane la proposta della rete Futura, di Laura Boldrini e Marco Furfaro, di costruire un più ampio progetto ecologista, progressista e femminista, e più in particolare una lista unitaria che si presenti alle Europee senza simboli di partito, basandosi su alcuni punti essenziali che possano riunire le forze progressiste. Tale percorso, come dimostra la partecipazione all'ultima assemblea nazionale di Futura da parte di Nicola Zingaretti, potrebbe trovare nuova linfa dall'eventuale vittoria del Governatore del Lazio alle primarie del PD.
Anche Possibile, Verdi e Potere al Popolo pensano a come presentarsi alle Europee
Inoltre, già lo citavamo sopra, c'è Possibile, il movimento fondato da Pippo Civati e attualmente guidato da Beatrice Brignone in tandem con Andrea Maestri. Tale soggetto ha un'eurodeputata uscente Elly Schlein, che in questi mesi ha preso parte a molti incontri pubblici verso le europee con diverse delle sigle sopra citate. E non è escluso che la formazione "possibilista" possa partecipare a una lista unitaria allargata della sinistra nell'alveo del socialismo europeo.
In tutto questo pare che i Verdi, che con Monica Frassoni non hanno disdegnato incontri larghi e plurali in questi mesi, possano correre da soli alle Europee: essi peraltro non sarebbero tenuti a raccogliere le firme necessarie a candidarsi essendo espressione un partito presente nel Parlamento europeo.
Situazione che già permise di presentarsi Green Italia - Verdi Europei nel 2014.
Andando più a sinistra c'è da capire cosa farà Potere al Popolo, la formazione guidata da Viola Carofalo e data in crescita da molti sondaggi, proprio domenica scorsa ha avuto un suo coordinamento nazionale nel quale sarebbe iniziata anche la discussione su come presentarsi alle Europee. Le ipotesi in campo sono essenzialmente due: la presentazione autonoma di PaP col proprio simbolo, oppure la partecipazione al "cantiere" di De Magistris, il quale comunque da sindaco di Napoli ha da anni buoni rapporti con l'Ex-Opg Occupato. Anche se la scelta di Viola Carofalo di non partecipare all'assemblea del 1° dicembre lanciata dall'ex magistrato, potrebbe mettere in salita tale ipotesi unitaria.
Qualsiasi decisione in merito sarà comunque presa a inizio 2019 da parte degli iscritti a PaP, molto probabilmente con una votazione online.
La 'galassia' comunista di fronte alle elezioni Europee
Vi sono poi due soggetti usciti nei mesi scorsi da Potere al Popolo, che potrebbero giocare un ruolo anche verso le Europee. Il Partito Comunista Italiano di Mauro Alboresi ad esempio in queste settimane ha avviato una serie di incontri con varie forze a sinistra del PD valutando se c'è la possibilità di creare una lista che parli dell'uscita "da sinistra" dal sistema monetario europeo e dall'UE: sarebbe da escludersi una partecipazione del PCI al percorso di De Magistris, mentre è possibile un nuovo dialogo (ma trattando da soggetti differenti) con PaP.
C'è poi Sinistra Anticapitalista di Franco Turigliatto, che sempre in questa ottica avrebbe come interlocutori primari Rifondazione Comunista e la stessa Potere al Popolo, guardando invece con scetticismo al percorso di De Magistris.
Infine il Partito Comunista di Marco Rizzo, come già accaduto a varie elezioni degli ultimi anni dovrebbe provare una presentazione autonoma con il proprio simbolo, senza cercare alleanze con altre formazioni. Mentre va capito se le due formazioni "trozkiste" del Partito Comunista dei Lavoratori di Marco Ferrando e Sinistra Classe Rivoluzione di Claudio Bellotti, vorranno provare a ripetere l'alleanza che le vide in campo insieme alle elezioni politiche con "Per una sinistra rivoluzionaria" o se faranno altre scelte.
In tutto questo è bene precisare che presentarsi alle elezioni europee non è poi così semplice, specie per tutte le formazioni che non abbiano una rappresentanza uscente all'Europarlamento. La legge impone infatti di raccogliere ben 150.000 firme per essere presenti sulla scheda elettorale, in particolare le firme devono essere 30.000 per ciascuna delle 5 circoscrizioni territoriali nelle quali è divisa la Penisola. Non solo: almeno 3.000 firme devono provenire da ognuna delle regioni italiane (comprese le piccole Val d'Aosta e Molise). Insomma un impegno davvero gravoso per un soggetto politico che non abbia un vero radicamento territoriale in tutto il Paese. E chissà che questo elemento tecnico non sia forse l'unico che può frenare la proliferazione di nuove liste. Il tutto in un quadro nel quale, esistendo uno sbarramento del 4%, sarebbe già di per se' estremamente disincentivante presentarsi da soli.