La Lega di Matteo Salvini e il Pd di Nicola Zingaretti potrebbero governare tranquillamente insieme, se non fosse per i toni troppo accesi utilizzati dal leader leghista in tema di immigrazione. È questa l’idea che si è fatto Marco Travaglio. Certo, quella del direttore del Fatto Quotidiano potrebbe sembrare a prima vista una provocazione ma, andando a leggere l’editoriale pubblicato oggi, martedì 18 giugno, sul suo giornale, si scopre che le cose non stanno proprio così e che i punti in comune tra i verdi e i rossi non sono poi così pochi. Travaglio fa anche alcuni esempi: i tre milioni di euro “regalati” a Radio Radicale, l’accordo tra i due partiti in Piemonte per dire si al Tav Torino-Lione, le altre Grandi Opere, le grandi navi a Venezia, la contrarietà alla legge Anticorruzione voluta dal M5S, il no al reddito di cittadinanza e persino la politica estera.

Per Marco Travaglio possibile un esecutivo Salvini-Zingaretti

Sta suscitando un vespaio di polemiche l’ultimo editoriale di Marco Travaglio, apparso sul Fatto Quotidiano martedì 18 giugno. Già dal titolo, ‘La Grande Colazione’, si capisce dove voglia andare a parare il giornalista allievo di Indro Montanelli. La domanda che si pone lui stesso è diretta e senza possibilità di fraintendimenti: “Ma se il Pd, finiti i popcorn e persi altri voti, comuni e regioni, scendesse dall’Aventino per impalmare la Lega?”. Lui che ha sempre creduto che l’unica alternativa all’attuale governo gialloverde fosse un’alleanza tra il M5S e quello che descrive con un “centrosinistra totalmente rinnovato”, ora sembra rassegnato e costretto a ricredersi.

Il motivo risiede nel fatto che “a furia di riciclare vecchie pantegane e vecchissime pratiche, il Pd sta diventando il partner perfetto per l’altro partito stravecchio e ultrastagionato”, ovvero il Carroccio salviniano.

L’elenco di tutti i punti in comune tra Lega e Pd

L’unico vero ostacolo a questo matrimonio politico, spiega Marco Travaglio, sarebbe il tema dell’immigrazione.

Non tanto per il tipo di politica adottato dall’attuale inquilino del Viminale, molto simile a quella del suo predecessore Dem Marco Minniti, quanto per “i toni e le parole” utilizzati da Salvini. Per il resto si tratterebbe di una corrispondenza di amorosi sensi. Pd e Lega, ad esempio, si sono trovati in assoluto accordo sul salvataggio con soldi pubblici di Radio Radicale.

Anche a Torino si sarebbe formata una “grande coalizione” tra i due partiti “con le marcette delle madamine e dei loro mandanti per il Tav”. Stesso discorso vale per inceneritori, Tap, Terzo valico, trivelle petrolifere e concessioni autostradali. Per non parlare del passaggio delle grandi navi a Venezia e della cosiddetta “autonomia differenziata” per le regioni del Nord, “innescata” da entrambi. Accordo quasi totale tra Lega e Pd anche in tema di Giustizia, contro le intercettazioni e il decreto Anticorruzione. Sulle politiche sociali e sulla politica estera, poi, rossi e verdi sembrano andare a braccetto contro tutti i provvedimenti pentastellati: reddito di cittadinanza, salario minimo, riposo domenicale dei supermercati, si agli F35, appoggio incondizionato al “golpista” Guaidò in Venezuela.