Prosegue serrata in queste ore la trattativa tra M5S e Pd per cercare di dare vita ad un governo giallorosso. Oltre ai diversi punti del futuro programma, il nodo principale da sciogliere resta sempre quello del nome del nuovo Presidente del Consiglio. I retroscena giornalistici susseguitisi negli ultimi giorni hanno parlato prima di una offerta di scambio avanzata dai pentastellati per rivedere Giuseppe Conte a Palazzo Chigi in cambio della poltrona di commissario Ue concessa al Dem Paolo Gentiloni. Ipotesi subito smentita dalle parti in causa.

Poi, è spuntato fuori il nome del Presidente della Camera grillino, ma orientato a sinistra, Roberto Fico, a cui il Segretario Dem Zingaretti non direbbe di no (fonte Huffington Post). Infine, è stato il Segretario Generale della CGIL, Maurizio Landini, a spezzare una lancia in favore del giurista pugliese prestato alla politica. Come Landini la pensa anche Marco Travaglio. Nel suo ultimo editoriale, infatti, il direttore del Fatto Quotidiano lancia il suo endorsement nei confronti di Conte.

L’editoriale di Marco Travaglio in favore di Giuseppe Conte

Marco Travaglio apre il suo editoriale, pubblicato sul Fatto Quotidiano domenica 25 agosto, parlando della “confusione” che starebbe regnando “sovrana” nella politica italiana.

Il tema preso in questione, naturalmente, è quello della crisi del governo gialloverde e della possibile formazione di un esecutivo composto stavolta da M5S e Pd. Secondo il noto giornalista, se Giuseppe Conte dovesse continuare ad occupare le stanze di Palazzo Chigi, non si tratterebbe di un “Conte bis” (possibile solo dopo un rimpasto di Ministri ma sempre con la Lega), ma di un “Conte 2”, visto che la nuova maggioranza sarebbe “giallo-rosa”.

Una situazione normale in un “sistema proporzionale” quale è tornato ad essere quello italiano dopo l’ultima riforma della legge elettorale. Insomma, Conte non farebbe nulla di diverso rispetto ai vecchi politici della Dc come Aldo Moro, Amintore Fanfani, Alcide De Gasperi e Giulio Andreotti.

Travaglio: ‘Un delitto mandare a monte l’intesa tra Pd e M5S’

L’importante, secondo Travaglio, non è il nome del nuovo Premier, che potrebbe benissimo essere quello di Giuseppe Conte, ma la “discontinuità” del programma di governo del nuovo esecutivo, come detto non più giallo-verde ma giallo-rosa. Insomma, per Marco Travaglio sarebbe un “delitto” se venisse mandata “a monte” l’intesa tra M5S e Pd. Il direttore del Fatto critica poi i “diktat” avanzati finora dal Segretario Dem Nicola Zingaretti, ma anche l’ambiguità dei pentastellati. La scelta dei grillini di puntare nuovamente su Conte, però, se venisse confermata, “farebbe onore al Pd, ma anche a Di Maio”, aggiunge il giornalista, visto che il leader del Movimento avrebbe “resistito alle profferte di premiership”. Per concludere, quello richiesto a Luigi Di Maio non rappresenterebbe “un sacrificio facile, né usuale”.