Il New York Times ha dedicato a Matteo Salvini un lungo articolo nel quale esamina le conseguenze di una vittoria in due Regioni tradizionalmente ostili alla Lega Nord come Emilia-Romagna e Calabria. Nonostante abbia perso la sua posizione e la presa sul Governo la scorsa estate, con l'esecutivo alla deriva e i partiti politici lacerati da divisioni interne e perdita di consenso, il centro di gravità della politica italiana sembra rimanere l'ex Ministro degli Interni e leader della Lega.

Secondo il quotidiano statunitense, inoltre, Salvini è riuscito a diventare una specie di ossessione per i politici e media italiani; i suoi post su Facebook, Twitter, Instagram e TikTok costituiscono il principale punto di riferimento per i giornali del Paese.

Salvini al test delle regionali

L'Emilia-Romagna, per decenni emblema delle regioni rosse del Centro-Italia e la Calabria, parte di quel meridione dal quale la Lega fino a poco tempo fa chiedeva la secessione, saranno un test importante per il Carroccio. L'argomento centrale del New York Times è che se Salvini riesce a vincere in entrambe le Regioni può vincere ovunque.

Il successo della Lega costituisce un problema aperto per la coalizione di Governo dei suoi ex alleati del Movimento 5 Stelle e il Partito Democratico, come testimoniato dalle recenti dimissioni di Luigi Di Maio da coordinatore del Movimento 5 Stelle. Secondo Elly Schlein, una candidata locale, una vittoria della Lega significherebbe che la società ha valori diversi da prima e vuole un'alternativa.

Parimenti, una vittoria in Calabria sarebbe anche una chiara conferma della portata nazionale della Lega Salvini.

Altro elemento chiave della strategia nazionale consiste nell'aver provato a convincere i lavoratori frustrati delle città che la sinistra tradizionale li aveva abbandonati per i grandi interessi bancari e che lui è dalla parte dei lavoratori.

Sul piano comunicativo Salvini ha iniziato a indossare pantaloni e giacche di velluto a coste, maglioni e scarpe di camoscio tipicamente associati agli intellettuali di sinistra, simbolo del Partito Comunista che per tanti anni ha governato la Regione.

La risposta delle Sardine a Salvini

Mentre i leader nazionali del Partito Democratico hanno cercato di evitare di caratterizzare in modo nazionale le elezioni regionali, onde limitare i danni in caso di sconfitta, è arrivata la risposta delle Sardine, un movimento spontaneo, nato dal basso per opporsi al populismo di Salvini.

Dopo aver riempito la piazza principale di Bologna e lanciato una campagna con eventi in tutta Italia, i promotori prevedono di chiudere la campagna elettorale con un raduno al Papeete, l'ormai celebre beach club dove Salvini ha trascorso gran parte dell'estate e dal quale è partita la catena di eventi che ha portato alla caduta del primo Governo Conte.

La battaglia portata avanti dalle Sardine ha un carattere culturale e mira a fare in modo che i cittadini siano veramente Liberi Di Scegliere i propri rappresentanti senza le distorsioni informative determinate dalla propaganda populista. A tal proposito il quotidiano statunitense lascia intendere che i mass media tradizionali abbiano una rilevante responsabilità nell'assecondare la linea comunicativa di Salvini.

Salvini detta l'agenda ai giornalisti

L'articolo si conclude con un vero e proprio schiaffo alla stampa italiana, incapace di fare domande in modo indipendente ai politici e pronta recepire integralmente le direttive in merito agli argomenti di cui parlare.

Emblematico l'aneddoto del museo della marina di Cesenatico, quando i giornalisti italiani lo hanno supplicato e lui si è soffermato con loro per decidere quale sarebbe stato l'argomento di conversazione del giorno.

"Oggi non ho nemmeno letto i giornali", ha detto il signor Salvini, con gli occhi un po' vitrei, mentre si infilava delle mentine in bocca. Ha aperto il Corriere Della Sera sul cellulare e si è preso un minuto per scorrere il giornale mentre i giornalisti aspettavano in silenzio.

"Parliamo del processo e dei morti sulla strada", ha detto Salvini, fermandosi a raccogliere i suoi pensieri. "E andiamo". In seguito, gli hanno chiesto proprio del processo e dei morti sulla strada.