Fa discutere l'invito di Giorgia Meloni a non scaricare Immuni l'app per il tracciamento del Coronavirus. La leader di Fratelli d'Italia, nella giornata di ieri, ha invitato a non scaricare l'applicazione sul cellulare, perché limiterebbe la privacy e rappresenterebbe un business per le case farmaceutiche. Dura la replica del giornalista Andrea Scanzi che invita la Meloni ad essere più responsabile e a dare il buon esempio.

Meloni contro App Immuni

"Non ho scaricato l'app Immuni e invito tutti a non scaricarla". Queste le parole pronunciate ieri da Giorgia Meloni ospite del programma di Radio2 'Non è un paese per giovani'.

Il motivo sarebbe la "violazione del codice degli appalti e delle norme italiane". Secondo la leader di Fratelli d'Italia esiste un problema relativo ai dati personali. "Il decreto dice che le informazioni presenti sull'app non possono essere utilizzate per altri scopi ma non sanziona il diverso utilizzo".

Il problema riguarda anche i dati sulle condizioni sanitarie e sugli spostamenti dei cittadini che rappresenterebbe "il business più appetibile per le case farmaceutiche". A suo avviso occorrono dunque delle forti garanzie costituzionali per approvare una simile norma.

Scanzi replica alla Meloni

Alle sue parole ha risposto duramente Andrea Scanzi, ospite del programma tv 'Otto e Mezzo'. “Giorgia Meloni ha detto seraficamente che non scaricherà l’app Immuni e ha invitato gli italiani a fare come lei" esordisce il giornalista del Fatto Quotidiano che poi attacca: "Un messaggio gravissimo perché lei è leader di un partito al 15%".

Quello che fa passare infatti è un messaggio opposto rispetto a quanto sostengono scienziati ed esperti del Comitato Scientifico.

Il giornalista non sopporta quando un cittadino sbaglia. Ma non sopporta ancora di più quando a farlo è un politico, qualcuno "che dovrebbe dare l’esempio”.

Scanzi: 'Meglio stare più attenti"

Il giornalista poi cita il caso del campione di tennis Novak Djokovic che è risultato positivo al Covid dopo un torneo benefico.

Sostiene che i virologi hanno sempre litigato tra loro sin dal mese di febbraio, dividendosi tra "tremendisti" e quanti dicevano che andava tutto bene. Così ha fatto anche la maggioranza di governo e in molti, compreso lui stesso, si sono fidati in un primo momento.

Scanzi però non tollera che ora ci siano gli stessi toni di quattro mesi fa.

Impostare un dibattito di questo tipo in questi giorni "è doppiamente grave" aggiunge il giornalista che invita a maggiore prudenza e a non cantar vittoria sul coronavirus. "Sarebbe molto meglio lasciare un messaggio più ‘tremendista’ che non possibilista".