Emergono i primi principali capitoli dell'agenda del nuovo governo di Mario Draghi: riforma del Reddito di cittadinanza, restyling delle Pensioni con il superamento della quota 100, revisione del fisco con meno tasse ai ceti medi e aumento della spesa pubblica sull'istruzione sono i nodi prioritari della bozza del programma dell'esecutivo in vista delle modalità di spesa delle risorse del Recovery Fund. Tuttavia, sui vari punti i partiti che comporranno la maggioranza hanno diverse vedute: il Partito democratico e la Lega di Matteo Salvini sarebbero favorevoli a riformare la tassazione, ma con proposte opposte sulla progressività.
Reddito di cittadinanza: verso la riforma con maggiori risorse a istruzione e riqualificazione
Tuttavia, il Fisco non sarebbe l'unico punto sul quale i partiti non avrebbero le stesse vedute. Anzi, i capitoli delle pensioni e della riforma del Reddito di cittadinanza desterebbero i maggiori nodi che Mario Draghi dovrà sciogliere. Sul Reddito di cittadinanza, fermo restando l'obiettivo di contrasto alla povertà e all'esclusione sociale, emerge la volontà, soprattutto sotto la spinta di Italia Viva di Matteo Renzi, di rivedere il funzionamento delle politiche attive, facendo interconnettere l'Anpal, i centri pubblici per l'impiego e i navigator. Il Movimento 5 Stelle punta a riconfermare il RdC, mentre sarebbe favorevole a ritocchi, senza cancellare la misura, il Partito democratico.
La sintesi delle posizioni dei partiti dovrà essere assicurata da Mario Draghi: in definitiva, il Reddito di cittadinanza dovrà essere rivisto e collegato alla ricerca occupazionale, ma l'effettiva revisione della misura passerà per i temi più urgenti del lavoro, ovvero il termine del blocco dei licenziamenti (a proposito del quale una proroga oltre il 31 marzo 2021 sarebbe auspicabile ma solo per settori mirati, facendo rientrare nel regime ordinario della cassa integrazione le imprese che possono permettersi di ripartire in condizioni di sicurezza) e la riforma degli ammortizzatori e delle politiche attive dell'occupazione.
La soluzione ai problemi occupazionali sarà uno dei maggiori cantieri nel quale convergeranno le politiche di spesa delle risorse europee: occorrerà tradurre in progetti gli obiettivi generali che vanno dalla più capillare preparazione degli studenti di scuola e università alle mansioni maggiormente richieste dalle imprese (anche con una maggiore preparazione al mondo del lavoro degli studenti degli istituti professionali) alla riqualificazione dei lavoratori che hanno perso un'occupazione in una Politica che non sia più solo assistenziale, ma attivamente volta al rientro nel mondo del lavoro.
Il tutto potrebbe essere tradotto, per i percettori del Reddito di cittadinanza, in frequenti proposte di formazione e di lavoro alle quali non potranno sottrarsi.
Pensioni: non sarà una vera riforma ma quota 100 dovrebbe terminare il 31 dicembre 2021
Sul fronte previdenziale, la fine della sperimentazione della quota 100 al 31 dicembre 2021 imporrà al nuovo governo di mettere mano alle pensioni. Ad oggi non è prevedibile un prolungamento della misura che permette ai lavoratori di uscire a 62 anni, anche se Matteo Salvini ha assicurato nei giorni scorsi che darà battaglia perché il meccanismo da lui voluto nel 2019, continui a essere uno dei principali strumenti alternativi ai rigidi requisiti richiesti dalla riforma Fornero.
L'impressione, tuttavia, è che anche Draghi continuerà sulla via tracciata dal predecessore Giuseppe Conte: si punterà comunque a ricercare nuove forme di flessibilità di uscita, ma opzione donna e Ape social dovrebbero continuare a rappresentare le vere formule di pensione anticipata per le lavoratrici e per le categorie che versano in situazioni disagiate (disoccupati, caregivers, inabili, usuranti e gravosi) per l'uscita dal lavoro dai quattro agli otto anni prima.
Riforma Fisco: dopo il taglio del cuneo fiscale del bonus Renzi si ipotizzano le aliquote continue
La riforma del Fisco dovrebbe interessare, nel programma di Mario Draghi, soprattutto i ceti medi. Il percorso intrapreso con il taglio dell'Ipef dapprima con il bonus Renzi e poi con l'allargamento della riduzione fiscale ai redditi fino a 40.000 euro che l'Inps prevede di mettere in atto per il 2021 a partire dal prossimo 23 febbraio, dovrebbero trovare maggiore incisività nei prossimi mesi.
Le proposte dei partiti sono divergenti con una maggiore o minore progressività a seconda che si passi dal Partito democratico alla Lega di Matteo Salvini. La sintetizzazione di Draghi potrebbe consistere in un sistema fiscale molto vicino al modello tedesco, con un taglio dell'imposizione fiscale che riguardi principalmente i redditi medi e bassi mediante aliquote continue e da una crescita più graduale del prelievo. L'obiettivo dovrà contemplare altri strumenti fiscali che vanno da un parziale ritorno dei redditi da capitale nella base imponibile dell'imposta sul reddito, alla razionalizzazione delle imposte indirette all'ulteriore ricorso al fisco telematico.