Un nuovo Dpcm entro il prossimo 15 febbraio? Difficile, probabilmente impossibile ed anche inutile. Di certo, però, c'è che senza un atto governativo per quella data verranno a cadere alcune delle restrizioni legate agli spostamenti. L'eventuale intervento governativo potrebbe essere l'ultimo provvedimento del governo Conte-bis in relazione alle norme anti-contagio da Coronavirus.

Il 15 febbraio scade il divieto di spostamento tra le regioni gialle

Ma occorre scendere nel dettaglio per capire quella che è la situazione. Si parte dallo scenario relativo ai colori: l'Italia è al momento quasi interamente gialla e solo in parte arancione.

Proprio per i territori in giallo fino al prossimo 15 febbraio è previsto il divieto di spostamento tra regioni. La mancanza di un atto che porti a disposizioni che proroghino il divieto porterà alla libertà di movimento sul territorio nazionale. Con l'eccezione, ovviamente, delle regioni arancioni o rosse dove permangono i divieti.

Il 15 febbraio riapriranno gli impianti da sci

Il 15 febbraio è anche il giorno in cui, senza novità, potranno riaprire gli impianti da sci. Il settore, come tanti altri legati al turismo e alla ricettività, è in sofferenza. Qualora decadesse il divieto di spostamento tra ragioni gialle e potessero aprire avrebbero una boccata d'ossigeno. Resta da capire però se gli organi decisori potranno ritenere rischioso un afflusso considerevole verso le località più gettonate, sebbene ogni momento di eventuali vacanze sulla neve sarebbe subordinato al rispetto di precisi protocolli.

Secondo le prime indiscrezioni alla fine dovrebbe toccare al governo uscente decidere sugli impianti da sci. La decisione dovrebbe arrivare entro il fine settimana e si ipotizza che si possa confermare il via libera per l'apertura quantomeno per le regioni gialle. Ipotesi che, ovviamente, dovranno trovare conferma.

Spostamenti: con un governo uscente la situazione rischia di essere poco fluida

Appare, invece, da definire la decisione legata agli spostamenti. Si tratta di un provvedimento che avrebbe un iter complesso che passerebbe per ministero della Sanità, premier e Consiglio dei Ministri. Considerato che, per quanto incaricato degli "affari correnti", l'attuale governo è uscente, il discorso potrebbe prolungarsi al punto da rendere impossibile l'azione delle persone attualmente in carica.