Ci sono pazienti cronici che per anni hanno preso un farmaco per controllare disturbi come ipertensione, cardiopatia, epilessia o Parkinson e all’improvviso non trovano più il loro farmaco in farmacia, perché fuori produzione, o perché le aziende lo consegnano con difficoltà, o perché non più in commercio. Un fenomeno che può avere risvolti anche preoccupanti soprattutto in soggetti che ormai associano il loro Benessere, o il controllo della malattia, ad un particolare farmaco e non altri, anche se equivalenti.

Il farmaco, un prodotto di largo consumo

Dal punto di vista sociologico, quello dei farmaci è un capitolo interessante. Ormai il farmaco è diventato un prodotto che suscita speranze, aspettative, ansia. E anche delusione. Un tempo il farmaco era per curare una malattia, anche se poco efficace ma era ciò che consigliava il medico, e alternative non ce n’erano.

Oggi il farmaco deve essere efficiente, senza effetti collaterali, e deve essere disponibile sempre e ovunque. E se una nuova epidemia minaccia la nostra Salute, ci chiedono se c’è un farmaco capace di controllarla. Passata l’emergenza, non è raro vedere spuntare gruppi e movimenti contro questo o quel farmaco, o i vaccini o contro le Big-Pharma.

Ma il farmaco non è solo per il malato o la malattia. Oggi un farmaco si prende anche per fare prevenzione o per migliorare delle performance, anche se si gode di ottima salute. E’ il caso dei farmaci anticoncezionali, gli anti-aging, per migliorare le prestazioni sessuali, per prevenire le rughe, e così via.

Ma a volte il farmaco è “desaparecidos” dalle farmacie

Difficile immaginare che in una società opulenta, con decine di migliaia di medicine sugli scaffali delle farmacie (e parafarmacie e GDO) un giorno il farmaco che prendevi da anni non è più disponibile. Si torna più volte nella stessa farmacia, poi si prova a cambiare farmacia, alla fine si cerca qualche spiegazione su internet.

L’Agenzia del Farmaco (AIFA) periodicamente pubblica una lista di questi farmaci. L’ultima, del 29 febbraio, è lunga 97 pagine. Mancano all’appello circa 1.200 prodotti (compresi quelli a vari dosaggi) per una platea di consumatori-pazienti di circa 2 milioni.

Michele Bocci su Repubblica del 4 marzo ha provato a inquadrare il fenomeno. I farmaci possono mancare per problemi di produzione, di distribuzione, di convenienza (alcuni farmaci con brevetti scaduti, costano talmente poco che “produrli non conviene”), o sono stati ritirati dal commercio perché sostituiti da nuovi farmaci più efficienti/o meno tossici. Un fenomeno quindi con diverse cause.

Poi c’è l’esportazione parallela. In Europa, grazie alla libera circolazione delle merci, distributori e grossisti, anche piccole farmacie, possono rivendere i farmaci in altri Paesi, che li pagano meglio.

Parliamo di un centinaio di farmaci, inizialmente destinati all'Italia ma che finiscono altrove. Una pratica antica ma esplosa negli ultimi anni, nota e stigmatizzata da Aifa e Ministero della Sanità, ma nulla è cambiato.