Dopo quasi 18 anni è arrivata alla fine la vicenda dei due genitori che hanno avuto una bambina nonostante l’aborto. La Corte di Cassazione, dopo anni di testimonianze e analisi del caso, è giunta alla conclusione che la famiglia protagonista della vicenda deve essere risarcita in quanto si tratta di un errore medico.

La vicenda

La vicenda ha inizio nel 2000 quando una coppia di Alessandria, in difficoltà economiche e già genitori di un altro figlio, si erano rivolti all’ospedale per abortire. La donna, una 40enne che come lavoro si occupava di pulizie, si era recata dal medico per un fibroma all’utero e aveva scoperto di aspettare un bambino.

Considerate le difficoltà economiche (il marito era operaio), il rischio connesso al fibroma e l’impossibilità in quel momento di poter mantenere un altro figlio, marito e moglie avevano deciso di ricorrere all’aborto, una decisione difficile ma forse l’unica plausibile in quel contesto storico. La donna si sottopose così al raschiamento e pensava che la vicenda fosse tristemente finita lì ma si sbagliava. Alla 21esima settimana, quindi al quinto mese di gravidanza, la 40enne si accorge che era ancora incinta, incredula perché convinta di aver abortito settimane prima, si rivolge all’ospedale dove confermano che la bambina è ancora lì, il raschiamento era andato male e nessuno se n’era accorto.

Risarcimento per aborto errato e gravidanza non voluta

A quel punto la donna non può più abortire, la bambina nascerà qualche mese dopo ma la coppia decide di citare in giudizio l’ospedale di Alessandria che si era occupato dell’errato raschiamento per nascita indesiderata. La famiglia infatti è stata costretta a lasciare la città e trasferirsi al Sud per poter andare avanti e tutto ciò avrebbe causato seri problemi alla relazione, alla vita privata e alle condizioni economiche.

Insomma, la povera bambina sembra avere tutte le colpe del mondo, un fatto inaccettabile per i due 40enni che si sono visti stravolgere la vita da questa nascita, seguita da troppe rinunce. Per molti anni il tribunale di Alessandria e anche la Corte di appello hanno sempre rifiutato i motivi che hanno portato il padre della bambina (ormai adolescente) a chiedere il risarcimento ma a distanza di anni dal fatto, la Suprema Corte ha dato ragione alla coppia prevedendo un risarcimento pecuniario. Aldilà dei giudizi, c’è da immaginare come possa essere cresciuta questa bambina, consapevole di non essere mai stata voluta dai genitori.