La giornata di festa che ha aperto il sipario sul Giro d’Italia è stata guastata dalla notizia della non negatività di Nicola Ruffoni e Stefano Pirazzi. I due corridori della Bardiani CSF sono risultati non negativi ad un controllo antidoping effettuato fuori competizione e sono stati fermati alla vigilia della partenza del Giro. Alla Bardiani è stato permesso ugualmente di prendere il via per questa prima tappa. Bruno Reverberi, Team Manager della squadra, ha tenuto a difendere strenuamente il suo gruppo, gli altri corridori, lo staff, lasciando tutta la responsabilità dell’accaduto su Ruffoni e Pirazzi.
Reverberi: ‘Non credo ai corridori’
I controlli che hanno evidenziato la non negatività di Nicola Ruffoni e Stefano Pirazzi risalgono ad una decina di giorni fa, e solo nella serata di ieri è stata data la notizia. In realtà l’Uci era già al corrente della situazione dal pomeriggio, ma ha deciso di attendere per non turbare lo spettacolo della presentazione delle squadre. Poco dopo la conclusione della sfilata degli atleti, a cui hanno partecipato anche Ruffoni e Pirazzi, il comunicato dell’Uci ha ufficializzato la non negatività dei due corridori e la loro esclusione dal Giro d’Italia. Alla Bardiani è stato consentito di prendere il via con gli altri sette corridori rimasti, anche se questo episodio rappresenta certamente un colpo durissimo all’immagine e al morale della squadra.
Bruno Reverberi ha raccontato di aver cercato un chiarimento con Pirazzi e Ruffoni: “Pirazzi tace e Ruffoni non sa spiegarsi come è successo, chiederà altri test e si rivolgerà ad un avvocato. Sono balle che ho già sentito e non ci credo, contano solo i test”.
La Bardiani non c’entra
Bruno Reverberi ha cercato di tirare fuori da questa vicenda il resto della squadra, addossando interamente la responsabilità ai due corridori.
“Cosa c’entra la squadra? Noi non abbiamo colpe. Se uno dimostra che ho consigliato il doping ad un mio corridore può stracciarmi la tessera” si è difeso Reverberi, che ha spiegato come i suoi corridori abbiano firmato un regolamento interno che prevede il licenziamento e una penale da pagare in caso di positività. Ma oltre che ad un contratto l’esperto manager si è appellato alla credibilità costruita in tanti anni di Ciclismo: “Faccio ciclismo per passione, ho 75 anni e questo è il mio 36° Giro d'Italia, cosa mi cambia una vittoria in più?” ha concluso Reverberi.