Che l'impossibile sia misura del possibile, è il contrassegno della forza interiore di chi crede in un obiettivo, in un progetto, in un sogno. Così un "pool" di atleti polesani ha deciso di gettarsi nelle acque più profonde della sfida a se stessi, e ha affrontato con coraggio e determinazione la prova del superamento dei limiti configuranti la fisionomia di un sé nuovo, vittorioso sul traguardo prefissato.
È così che Mattia Casarin e Paolo Franceschini hanno risalito il Mekong in bicicletta, attraversando Vietnam e Cambogia. Pedalate durate interi giorni lungo paesaggi immensi, tracciati dal corso di uno dei fiumi più lunghi del mondo, che nasce in una zona non accessibile dell'altopiano del Tibet, mentre i polmoni respirano stupore e mistero, sapendo di voler raccontare tutto ciò una volta rientrato a casa e nei pressi di un altro grande fiume, il Po.
Questa circostanza si è verificata nel primo giorno di primavera, il 21 marzo, durante la riunione-dibattito organizzata presso il centro di medicina fisica e riabilitazione "Fisiosport" di Rovigo.
Erano presenti anche altri sportivi ardimentosi, reduci dalle rispettive esperienze in sport estremi, ed accomunati dalla convinzione che la prima cosa da allenare sia la mente per renderla duttile di fronte allo sbarramento apparentemente insormontabile dell'ostacolo.
Un poker d'assi vincente fra gli allenatori e i sostenitori
Michele Aglio è un campione di ironman, disciplina del Triathlon che richiede costanza e sacrificio. Questi ha ammesso che deve all'attività agonistica la migliore conoscenza di sé ed il raggiungimento della pienezza in un cammino che include il supporto dei coach.
Non sappiamo di certo cosa significhi correre sotto la pioggia per 42 Km, ma Martina Romagnolo, di professione avvocato e runner per vocazione, lo sa bene dopo la partecipazione entusiasmante alla maratona di New York.
Elena Lago, invece, ha nel cuore la vittoria nel 2015 del campionato mondiale di pattinaggio artistico, e ribadisce che è la testa a costituire la metà dell'allenamento.
Lo afferma con cognizione di causa, dato che fa parte della Nazionale dall'età di 12 anni. Questo pensiero è condiviso anche da Nicoletta Carnevale, vicepresidente dell'associazione "Uguali Diversamente" ed allenatrice di Sara Zanca, atleta diversamente abile della nazionale di nuoto, detentrice del record mondiale di staffetta in Cina.
Se si riesce a lanciare il cuore in avanti, gli orizzonti si dilatano, le emozioni infittiscono i risultati e lo sport, come ha avuto modo di sottolineare la titolare di Fisiosport, Monica Rossetto, rappresenta un fattore importante di consapevolezza di sé, di calcolo del rischio e di crescita delle relazioni umane.