Si chiama Alessandro Ossola, soprannominato Aleo, l'atleta di numerosi sport paralimpici che, nell'agosto 2015, perse lo moglie e la gamba sinistra a causa di un incidente stradale. Da allora, nonostante tutte le difficoltà, ha saputo ripartire anche grazie allo sport.

Nelle scorse ore ha voluto raccontare a Blasting News la sua storia fatta di coraggio, determinazione, amore per la vita e lotta quotidiana al grido di "Siamo bionici!".

Aleo: storia di una rinascita partita dallo sport

Senza abbandonarsi alla disperazione né, tanto meno, all'autocommiserazione, Alessandro Ossola è ripartito dallo sport a settembre del 2017, rivolgendosi alla Federazione Italiana Sport invernali Paralimpici (Fisip).

All’inizio del 2018, invece, con l'azienda torinese Officina Ortopedica Maria Adelaide, Alessandro si mise a disposizione per testare una tecnologia specifica volta all'utilizzo della tavola da snowboard.

Fu quindi realizzato per lui un particolare invaso, un ausilio protesico regolabile in base al cambiamento volumetrico del moncone, specialmente se soggetto a forti sbalzi termici. Nello stesso anno, esordì in Coppa Europa a Landgraaf, con la nazionale di ParaSnowboard nella specialità del Banked Slalom (o "prato nevoso").

Intervista ad Alessandro Ossola: 'Lo sport mi ha aiutato a superare i momenti difficili'

Parliamo di te, cosa accadde in quel fatidico 2015?

"Fino al 2015, conducevo una vita normalissima, uscivo con gli amici, svolgevo il mio attuale lavoro e praticavo molto sport, fino a un giorno di agosto in cui ebbi un brutto incidente in moto con mia moglie in cui lei perse la vita e io ebbi un danno molto importante alla gamba sinistra (...) Non fu semplice affrontare due cose molto forti nello stesso momento, che i medici definirono un "doppio lutto", perché rappresentarono entrambe dei cambiamenti radicali e stravolgenti della mia vita.

(...) La prima sfida del 2016 fu quella di tornare a camminare dopo un mese e mezzo di ricovero in ospedale per riprendere in mano la mia vita. Ho iniziato piano piano in quanto le protesi fornite dall'ASL sono di tipo basico e non avanzate da un punto di vista tecnologico".

Da dove arrivò la spinta e la motivazione per andare avanti?

"Le prime settimane dopo l'incidente, vivevo in uno stato tra il conscio e l'inconscio per via dei forti farmaci antidolorifici che mi venivano somministrati, ma ho trascorso gran parte del tempo a piangere (...) Un giorno, poco dopo aver subito l'amputazione della gamba sinistra fatta dai medici su mia stessa richiesta vista la gravità delle infezioni post-operatorie, mio padre mi venne a trovare in camera con gli occhi lucidi di lacrime: non lo avevo mai visto piangere prima di allora in quanto una persona molto forte.

Questo mi diede un "ceffone psicologico" che mi spinse a lottare".

Come si chiama e di cosa si occupa l'associazione di cui fai parte?

"L'Associazione si chiama "Bionic People" ("persone bioniche"), nasce da un'idea condivisa tra me, Chiara Bordi e Riccardo Cotilli ed è composta da persone con diverse tipologie di disabilità che hanno deciso di mettersi in gioco attraverso un percorso suddiviso in tre fasi: presa di consapevolezza ed elaborazione del vissuto, reazione e fissaggio di obiettivi raggiungibili e costanti nel breve termine. Siamo diventati tutti bionici grazie alle protesi, la mia è elettronica e mi ha permesso di migliorare la mia vita grazie alla Ottobock che, rendendomi suo testimonial, mi ha permesso di usufruire di questi ausili".

Che lavoro fai oltre a svolgere tanto sport?

"Sono un disegnatore di componenti meccaniche delle automobili in 2D e 3D con AutoCAD. Sono un meccanico bionico".

Cosa pensi si possa fare ancora per dare maggiore visibilità allo sport paralimpico, così affascinante, ma poco conosciuto?

"Penso sia molto importante incrementare l'informazione sulla cultura paralimpica a livello mediatico affinché, chi partecipa e segue gli eventi sportivi, possa stimolare l'interesse ad investire sugli atleti e sullo sport paralimpici e così stimolare la mediaticità e la popolarità del movimento paralimpico. Credo che una svolta importante, possa darla anche la legge attraverso una riforma dello sport che permetta, agli atleti disabili, di poter essere inseriti nei gruppi sportivi come accade per i dipendenti dei Corpi nazionali quali Fiamme Gialle, Azzurre etc.

Questo darebbe loro la possibilità di poter allenarsi a livello professionale e professionistico".

Come mai, secondo te, lo sport ha questo grande potere di tirar fuori il meglio delle persone?

"Indipendentemente che si tratti di sport individuali o di squadra, lo sport ti impone di metterti in gioco e questo è fondamentale perché ti permette di superare i tuoi limiti facendoti fare cose che mai avresti pensato di poter fare".