Lo scorso 5 settembre il ciclista sardo Fabio Aru ha concluso la sua carriera da ciclista professionista, gareggiando nella Vuelta a España. Leggendo le dichiarazioni rilasciate da Aru a Repubblica appare chiaro che la motivazione dietro alla sua scelta sia stata la "non sopportazione" della vita da atleta professionista: "Nell'ultimo decennio sono stato lontano da casa 240 giorni l'anno. Smetto per ritrovare me stesso e la mia famiglia". Oltre a questo, Aru non ha nemmeno nascosto la sua delusione verso il comportamento di alcuni suoi collaboratori.

Aru critica il direttore sportivo Saronni per le parole pronunciate durante il Tour de France 2020

Fabio Aru ha dichiarato come, all'età di 26 anni, fosse una sorta di "azienda" con in programma tantissimi impegni, gare e allenamenti, ma le cose non sono andate come lui sperava: "Mi sono fidato di alcuni collaboratori. Mi hanno tradito e non scordo". Aru non ha risparmiato una critica neanche a Giuseppe Saronni, advisor della Uae Team Emirates, ex team del Cavaliere dei Quattro Mori. Saronni, in occasione del Tour de France 2020, aveva rilasciato delle dichiarazioni durissime contro quello che all'epoca era un suo corridore, accusandolo di avere dei "problemi psicologici" per i quali non era in possesso di un carattere che gli consentisse di "reagire".

Dopo quell'episodio Fabio Aru non critica il contenuto dichiarazione, ma bensì la modalità in cui è stata detta: "Il direttore sportivo può dire e pensare ciò che vuole. Come chiunque. Ma ha sbagliato i tempi: ero a terra e mi ha schiacciato".

'Sono arrivato a odiare la bicicletta'

Una carriera, quella di Fabio Aru, contraddistinta da numerosi sali e scendi.

Una gara per la quale ha dei rimorsi è quella disputata alle Olimpiadi di Rio 2016. Era in un buono stato di forma e sa che "sarebbe potuto arrivare sul podio", ma in quell'occasione arrivò sesto. Nel corso della sua carriera ha poi avuto modo di conoscere e affrontare grandi nomi del Ciclismo. Tra questi Alberto Contador, definito dal ciclista come l'avversario "più forte e completo".

Infine ha confessato che, in diverse occasioni, è arrivato al punto di odiare la bicicletta, definendo "frustrante" il non riuscire a ottenere i risultati sperati. L'episodio chiave nel rapporto "amore e odio" con la bici è quello avvenuto durante il Giro di Lugano: "Mancavano 25 chilometri al rientro a casa. Mi sono fermato, ho pensato di buttare letteralmente la bici nel lago. Per qualche giorno sono stato male".