Nonostante il governo M5S - Lega guidato da Giuseppe Conte non voglia che la Pace Fiscale sia considerata un maxi - condono la sensazione è sempre più questa. Sopratutto ora, dopo l'uscita del sottosegretario all'Economia Massimo Bitonci secondo cui la manovra conterrà un tetto alla singola esposizione debitoria nei confronti del Fisco di ben un milione di euro a contribuente. Non solo, ma sarà accompagnata da una nuova edizione della voluntary disclosure, la procedura adottata anche dal precedente governo Gentiloni per far emergere reddito imponibile che era stato occultato al fisco negli anni passati.

Ovviamente, dato che si tratta di una proposta avanzata dalla Lega di Matteo Salvini, per di più pare non concordata con il M5S, si stanno verificando ulteriori frizioni all'interno della maggioranza di governo.

La proposta della Lega nel dettaglio

Secondo quanto riportato da diversi quotidiani nazionali, tra cui Il Messaggero e Il Fatto Quotidiano, dal tavolo di esperti economici del Carroccio le opzioni messe in campo sarebbero due. Una misura una tantum o un vero e proprio provvedimento fiscale strutturale che permetta di conseguire una sorta di transazione fiscale facilitata con l'Erario. Questo attraverso un attuazione piena del concordato con adesione e tenendo in debito conto la situazione patrimoniale ed economica del contribuente oggetto dell'accordo.

In pratica, dalla proposta avanzata da Matteo Salvini nello scorso giugno e che prevedeva una sorta di sanatoria per tutti i debiti fiscali fino a 100 mila euro, si sarebbe passati all'idea di allargare la "pace fiscale" quanto più possibile includendo accertamenti, cartelle esattoriali, sanzioni amministrative (in pratica, le multe), ma anche il contenzioso tributario vero e proprio.

L'obiettivo della nuova proposta di pace fiscale

Come accennato la decisione di rilanciare questa sorta di pace fiscale extra - large o, come la definiscono i più maliziosi, maxi - condono è stata presa durante un tavolo di discussione di tutti gli esperti economici della Lega alla presenza dello stesso Matteo Salvini e del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti che solo qualche ora prima aveva assicurato all'opinione pubblica che nella Legge di Bilancio 2019 sarebbero state presenti tutte le riforme cardine di questo Governo, quindi reddito di cittadinanza, flat tax e riforma della legge Fornero sulle pensioni.

D'altra parte, gli esperti del Carroccio si sarebbero resi conto che, in base a come era stata pensata inizialmente, la pace fiscale non consentiva di reperire i 35 miliardi di euro ipotizzati dal Senatore Armando Siri come gettito. Questo anche perché l'Agenzia delle entrate aveva certificato che del montante totale di debiti tributari quelli effettivamente aggredibili sono circa 51 miliardi di euro. Troppo pochi davvero.

Gli esperti della Lega stanno ragionando su come inserire la nuova proposta nel Def. Anche se, molto probabilmente, sarà necessario redigere anche un decreto fiscale collegato alla manovra. Manovra che deve essere pronta entro un mese. Occorre, quindi, fare presto. Tanto più che ancora non è chiaro se verranno confermate le tre aliquote proposte a suo tempo da Siri cioè il 25%, il 10% e il 6% in base anche alla capacità reddituale del contribuente.

Sta di fatto che la Lega avrebbe anche intenzione, se dovesse passare la forma "una tantum", di destinare quegli introiti ai risparmiatori danneggiati dalle crisi bancarie. Il partito di Matteo Salvini vorrebbe indirizzare a questo scopo almeno 500 milioni di euro.

Capitolo flat tax

Per quanto riguarda la flat tax, Bitonci ha ribadito che dovrebbero essere introdotte due aliquote ordinarie. Una al 15% per i ricavi fino a 65 mila euro annui. E un'altra al 20% per i ricavi fino a 100 mila euro annui. Mentre le imprese in start - up i cui titolari abbiano meno di 35 anni dovrebbero godere di un'aliquota agevolata al 5%. Il taglio delle aliquote Irpef, invece, dovrebbe essere rinviato al 2020, nonostante anche il ministro dell'Economia Giovanni Tria fosse favorevole a una sua riduzione. Questo dovrebbe consentire di attuare più agevolmente la riforma pensionistica a quota 100 con 62 anni d'età oppure 41 anni e mezzo di contributi.