La struttura della cosiddetta Pace Fiscale comincia a uscire dalle insidiose nebbie delle ipotesi di lavoro e inizia ad assumere dei contorni molto più netti e definiti. Sulla spinta della Lega di Matteo Salvini, il Governo sarebbe indirizzato a far entrare in vigore la Pace Fiscale in due tempi.
In un primo momento dovrebbero trovare soluzione le liti fiscali pendenti seguita da una terza edizione della definizione agevolata delle cartelle esattoriali, già facilmente ribattezzata rottamazione-ter. In seguito verrebbe introdotto, come evidenzia "Il Sole24ore", un ravvedimento operoso potenziato seguito da un meccanismo giuridico che consenta di definire preventivamente e chiudere le liti fiscali potenziali.
La prima parte di questi provvedimenti potrebbe trovare o, secondo i ben informati, avrebbe già trovato posto nel decreto collegato alla manovra finanziaria. La seconda parte, invece, verrebbe introdotta durante l'iter di conversione parlamentare. Ovviamente dopo gli opportuni chiarimenti tra Lega e M5S.
I paletti da rispettare per il varo della Pace Fiscale
Il necessario compromesso tra le due forze della maggioranza giallo-verde dovrà essere trovato rispettando due requisiti imprescindibili. Da una parte il tetto massimo di reddito imponibile per poter accedere alla Pace Fiscale che dovrebbe essere ormai cristallizzato sui 500 mila euro. Anche perché oltre il 96% delle cartelle esattoriali dei contribuenti italiani non arriva a 100 mila euro.
Andando più a fondo, si può verificare che circa il 74% delle cartelle totali non supera i 5 mila euro. L'aliquota che verrebbe applicata all'extra-reddito, e questo è il secondo requisito, sarebbe unica, invece delle tre precedentemente ipotizzate al 6%, 10% e 25%. Si sarebbe scelto di fissarla al 20%.
La questione del contenzioso fiscale
Per quanto riguarda il tema delle liti fiscali pendenti dovrebbe essere rivisto il meccanismo della precedente sanatoria del 2017. Detto in parole semplici ,con la Pace Fiscale si vorrebbe concedere uno sconto sostanzioso a tutti quei contribuenti che avrebbero già vinto nei primi due gradi di giudizio.
In pratica, a chi avrebbe vinto in primo grado l'amministrazione finanziaria proporrebbe di chiudere la partita versando il 50% delle maggiori imposte richieste. Mentre a chi avrebbe prevalso in secondo grado verrebbe proposto di pagare solo il 20% delle maggiori imposte richieste.
La terza edizione della definizione agevolata
La logica di facilitazione dei pagamenti dovrebbe essere seguita dal Governo e dall'amministrazione finanziaria anche in questo caso. Infatti, l'idea sarebbe quella di consentire ai contribuenti che aderiranno alla rottamazione-ter una maggiore dilazione delle rate che potrebbero essere spalmate fino a 5 anni. Tale agevolazione verrebbe introdotta per invogliare coloro che avevano aderito alla prima edizione della definizione agevolata e poi non erano riusciti a mantenere gli impegni a causa delle rate troppo ravvicinate.
Si trattava, infatti, di 5 rate in due anni. Per di più dovrebbero essere inseriti in questa terza edizione anche i tributi iscritti a ruolo nel 2018. Di conseguenza il bacino potenziale, secondo delle stime recenti della Corte dei Conti, è di circa 9,6 miliardi di euro. Senza contare che dovrebbe essere introdotto un raccordo tra liti pendenti e cartelle esattoriali. Infatti, se il ruolo per il quale viene richiesto di aderire alla definizione agevolata deriva da un contenzioso gli importi già versati per la rottamazione potranno essere scomputati.