Ieri il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è intervenuto all'assemblea pubblica dell'Anfia, l'Associazione Nazionale della Filiera dell'Industria Automobilistica. Il Premier ha assicurato agli operatori presenti che il Governo è attento alla situazione che sta vivendo il comparto in questo momento storico. Ma, in quest'occasione, si sarebbe appreso che la Commissione Bilancio della Camera dei Deputati ha approvato l'introduzione nella Manovra economica di un emendamento che istituisce una tassa sulle emissioni di CO2 delle vetture di nuova immatricolazione.

Cosa prevede l'emendamento appena inserito

Secondo quanto contenuto nel testo dell'emendamento approvato dalla Commissione Bilancio, dal prossimo 1 gennaio 2019 e fino al 2021 ogni volta che si acquisterà una nuova autovettura, oltre al prezzo della stessa e alle altre tipologie di costi, come il passaggio di proprietà, occorrerà versare al concessionario, che in questo caso fungerebbe da sostituto d'imposta, una tassa parametrata alle emissioni di anidride carbonica della macchina. L'emendamento appena approvato prevede una sorta di franchigia. In pratica, se il veicolo produce meno di 110 grammi per chilometro di CO2 non si deve pagare nulla. Sopra tale livello l'imposta può variare dai 150 euro fino ad un massimo di 3.000 euro.

Il valore minimo verrebbe applicato a quei veicoli che producono almeno 120 grammi per chilometro di CO2, mentre il massimo verrebbe pagato dai proprietari di quelle vetture che producono più di 250 grammi per chilometro di CO2.

Per addolcire la pillola, e nello stesso tempo incentivare gli automobilisti italiani ad acquistare veicoli più rispettosi dell'Ambiente, l'emendamento prevede l'istituzione di un sistema di incentivazione all'acquisto.

Infatti, tutti coloro che compreranno una macchina nuova con un livello di emissioni di CO2, compreso tra 0 e 90 grammi per chilometro di CO2 potranno beneficiare di un contributo statale dai 1.500 euro fino ai 6.000 euro, ovviamente inversamente proporzionale al livello di emissioni. Nello specifico, per le vetture con un livello di emissioni tra 70 e 90 grammi per chilometro l'incentivo sarà di 1.500 euro.

Questo salirà a 3.000 euro se la nuova vettura acquistata avrà un livello di emissioni tra 20 e 70 grammi. Mentre, per livelli di emissioni ancora inferiori il contributo statale sarà massimo e pari a 6.000 euro.

Una scelta che suscita perplessità

Secondo molti addetti ai lavori, questa scelta operata dal Governo M5S - Lega rischia di creare molte difficoltà alle imprese del settore automobilistico, andando in una direzione diametralmente opposta rispetto a quanto apparso dalla dichiarazioni comprensive e concilianti del premier Giuseppe Conte, innanzitutto, perché molte aziende si stanno convertendo ai veicoli elettrici. Inoltre, tale decisione va contro anche alla politica adottata da moltissimi enti locali che stanno cercando di eliminare completamente il diesel, come richiesto anche dall'Europa.

Il diesel, infatti, emette quantità minori di CO2 rispetto ai motori alimentati a benzina. Diesel che, pero', ricordiamo, diventerà progressivamente fuorilegge da qui al 2030 in tutta Europa per combattere l'inquinamento da polveri sottili, che le auto a benzina producono in bassissima quantità.

Un esempio chiarificatore

Per capire come questo nuovo balzello dovrebbe incidere sulle tasche degli italiani basti pensare che una FIAT Panda 1.200 c.c. ed Euro 6 che, attualmente, viene venduta al prezzo di mercato di 11.000 euro pagherebbe circa 300 euro di Tasse sulle emissioni. Questo in quanto produce circa 125 grammi per chilometro di CO2. Mentre un BMW 518d, ovviamente diesel, 2.000 c.c. con 116 grammi di emissioni di CO2 pagherebbe esattamente la metà 150 euro. mentre la versione diesel della Panda, la Panda 4X4, con 96 grammi di CO2 non pagherebbe nulla.