Francesca Tajè è una delle voci più fresche e riconoscibili della narrazione sportiva digitale italiana. Con un percorso costellato da importanti collaborazioni e la conduzione su RDS Next, racconta calcio, basket, tennis e padel con uno stile che fonde competenza, spontaneità e linguaggio social. Tifosa della Juventus e host dietro le quinte della Kings League Italia con la squadra TRM, accompagna il pubblico dentro gli spogliatoi e tra i tifosi, trasformando ogni racconto in un’autentica esperienza di storytelling sportivo di qualità.

In questa intervista realizzata per Blasting News, condivide la sua visione sullo sport, sulla comunicazione digitale e sulle nuove sfide del racconto sportivo contemporaneo.

Francesca Tajé: 'Se riuscirà a stabilizzare la fase difensiva, il Milan ha tutto il potenziale per inserirsi nella lotta'

Francesca, l’avvio del campionato 2025-26 ha definito una classifica molto corta e nessuna squadra in fuga: secondo lei questo equilibrio durerà o assisteremo presto a una favorita che emerge? Quali squadre vede in vantaggio e perché?

Effettivamente la classifica è molto corta, ma sono convinta che l’equilibrio che vediamo ora dipenda da diversi fattori: molti club stanno ancora cercando la giusta identità tattica dopo i cambi in panchina o le operazioni di mercato estive, e le big hanno avuto partenze altalenanti. Credo, però, che questa situazione non durerà a lungo: dopo la pausa invernale – o forse già verso dicembre – le gerarchie tenderanno a consolidarsi.

Sulla carta, l’Inter rimane la favorita per la vittoria dello scudetto, sia per la qualità della rosa sia per la solidità del gioco. Nonostante l’arrivo del nuovo allenatore e la sconfitta in finale di Champions, la squadra sta dimostrando ancora carattere e struttura: ha continuità tecnica, un gruppo rodato e una profondità di organico che nessun’altra può vantare. Se reggerà fisicamente, è la principale candidata a prendere il largo. Un occhio, però, anche al Milan, che rispetto all’anno scorso sta mostrando segnali decisamente positivi. Merito dell’arrivo di Modrić, che ha portato esperienza e qualità, ma anche di Allegri, capace di dare carattere e nuova vita a diversi giocatori. Se riuscirà a stabilizzare la fase difensiva, il Milan ha tutto il potenziale per inserirsi nella lotta.

Non escluderei nemmeno la Juventus, che con Spalletti ha già mostrato un volto nuovo. In un paio di partite si è vista una squadra più propositiva e organizzata: se troverà continuità realizzativa, potrà restare attaccata fino alla fine. Infine, una menzione speciale per la Roma di Gasperini, che per me è la vera sorpresa di questa prima parte di campionato. Non perché non sia una squadra forte, ma perché di solito le formazioni di Gasperini hanno bisogno di tempo per assimilare i suoi principi di gioco. Invece, sembra aver già trovato la chiave giusta: pressing alto, intensità e un’identità precisa che stanno facendo la differenza

Come giornalista sportiva che segue più discipline — calcio, basket, padel e tennis — come interpreta questo momento del calcio italiano e come trasferisce questa analisi al pubblico della Gen Z con cui comunica?

Il calcio italiano mostra segnali di crescita e cambiamento: nuove idee tattiche, giovani talenti e società che si rinnovano. Trovo tutto questo estremamente stimolante, perché lo sport è un linguaggio universale: cambia la forma, ma non la sostanza, fatta di emozione, disciplina e umanità. Seguendo più discipline — dal calcio al basket, dal padel al tennis — cerco di trasmettere al pubblico giovane un racconto diretto, sincero e accessibile, ma sempre fondato su solide basi tecniche e tattiche. Comunico come sono: autentica e semplice. Per me il calcio non è solo lavoro o passione, ma una parte profonda della mia identità, una passione che nella mia famiglia si tramanda da generazioni. Sui social porto anche “il calcio delle emozioni”, mostrando che dietro ogni tattica, gesto tecnico e risultato ci sono cuore, dedizione e storie vere.

La forza della comunicazione sportiva oggi sta proprio nell’unire competenza ed emozione, creando un legame autentico con chi guarda e ascolta

Da tifosa della Juventus, qual è la sua valutazione sulla partenza dei bianconeri in questa stagione? Quali segnali positivi e quali criticità ha colto sul campo e fuori? L’avvento di Spalletti cosa può portare?

Credo che la Juventus stia attraversando anni non semplici, soprattutto per una società che ha sempre avuto alle spalle una struttura solida, familiare e fortemente identitaria. Ritrovarsi oggi in una fase di incertezza non è facile, né per il club né per l’ambiente. Dopo un lungo periodo di transizione, la squadra ha il dovere di tornare protagonista.

Il percorso non sarà breve, ma la direzione intrapresa sembra quella giusta. Sul campo, tuttavia, restano alcuni limiti da superare: la Juve deve ancora trovare continuità nei 90 minuti e maggiore lucidità sotto porta. Crea tanto, ma spesso concretizza poco, e questo pesa sia sui risultati sia sulla fiducia. L’arrivo di Luciano Spalletti può rappresentare un vero punto di svolta. È un allenatore che lavora prima sulle menti che sui moduli: dà identità, responsabilizza e costruisce un’idea di calcio collettiva e moderna. Con lui, la Juventus può tornare a essere una squadra intensa, consapevole e coraggiosa, capace di emozionare anche attraverso il gioco. Mi auguro che la Juve torni a far battere il cuore dei tifosi e a farli emozionare di nuovo.

'Credo che il pregiudizio sia la cosa più brutta che ci sia, e rappresenta una battaglia che continuerò sempre a combattere'

Nel suo percorso lei ha voluto dimostrare che non basta “essere belli” nel racconto dello sport, ma che servono preparazione e credibilità. Ha mai incontrato resistenze o pregiudizi da superare come donna e creator sportiva?

Sì, assolutamente. Le resistenze e i pregiudizi ci sono stati, e in parte ci sono ancora. Purtroppo, spesso le persone si soffermano sull’aspetto estetico, con frasi come “bella quindi non ne capisce” o “bella ma se la tira”. Credo che il pregiudizio sia una delle cose più brutte che ci siano, ed è una battaglia che continuerò sempre a combattere. Ho studiato, mi sono laureata e ho svolto il praticantato giornalistico dopo l’università, perché per me la preparazione e la conoscenza sono fondamentali.

In questo mestiere è importante saper parlare con cognizione di causa, conoscere ciò di cui si tratta e guadagnarsi credibilità ogni giorno, sul campo e davanti al pubblico. Quando ho iniziato, circa cinque anni fa, la credibilità riconosciuta alle donne nello sport era ancora molto bassa. Viviamo in un’epoca in cui la parità di genere non è ancora pienamente raggiunta, ma oggi vedo segnali concreti di cambiamento. Sono orgogliosa del lavoro che io e molte colleghe abbiamo fatto per aprire nuove strade: oggi c’è più spazio, più rispetto e meno pregiudizi verso le donne che parlano di calcio e di sport. E la cosa che mi rende più felice è vedere sempre più ragazze avvicinarsi con passione e competenza a questo mondo.

I social sono parte fondamentale del suo lavoro: come gestisce la propria community, quali contenuti generano maggiore engagement e come mantiene l’equilibrio tra personal brand e rigore giornalistico?

I social, per me, non sono mai stati solo numeri e like: rappresentano un modo per raccontare con verità e passione ciò che amo — dal calcio ai momenti più personali della vita quotidiana. Comunico senza filtri, proprio come sono, e voglio esserlo anche con la mia community, che mi ha permesso di crescere dal nulla, trasformando una passione in un lavoro concreto e stimolante. Cerco sempre di essere partecipe e vicina ai miei follower: rispondere a un messaggio, ringraziare o anche solo chiedere “come stai?” è per me fondamentale.

È così che si costruisce un legame reale, umano, fatto di reciprocità. I contenuti che generano maggiore engagement sono quelli che stimolano il confronto su tematiche attuali, ma anche quelli che portano le persone dentro l’esperienza, soprattutto allo stadio. Attraverso i miei canali racconto non solo la partita, ma la storia, le emozioni e l’atmosfera che accomunano tutti i tifosi — anche chi, per vari motivi, non può essere presente. In quei momenti ci si sente tutti uniti, parte di qualcosa di più grande. Allo stesso tempo cerco di mantenere un equilibrio tra personal brand e rigore giornalistico: condivido emozioni e vita quotidiana, ma sempre con competenza, preparazione e conoscenza della materia.

Credo che questa autenticità sia ciò che fa sentire le persone più vicine e permetta di essere riconosciuta come una professionista seria e credibile, senza perdere la mia voce vera.

Radio o social? Punti di vantaggio e di svantaggio.

Credo che radio e social siano entrambi mezzi di comunicazione potentissimi, ciascuno con le proprie caratteristiche e potenzialità. Una ha una storia pluricentenaria, l’altro è più moderno e dinamico. Oggi, però, radio e social sono sempre più intrecciati, e questo crea nuove possibilità di racconto e connessione con il pubblico. Personalmente amo la radio, perché valorizza la passione pura e la comunicazione immediata, senza filtri. Ha un fascino senza tempo e resta un luogo dove l’autenticità conta più di tutto.

I social, invece, hanno un potere infinito: offrono tantissime opportunità di comunicare e permettono di creare contenuti nuovi, originali e coinvolgenti. È davvero bello vedere come i due mezzi oggi si completino e si rafforzino a vicenda. Se proprio devo trovare dei difetti, direi che non tutte le radio consentono agli ascoltatori di partecipare o rispondere in tempo reale, come invece accade sui social. Dall’altra parte, nel mondo dei social esiste il rischio che la velocità e la quantità dei contenuti possano compromettere la veridicità delle informazioni. Detto questo, sono aspetti marginali: resto convinta che radio e social siano strumenti straordinari, diversi ma complementari, capaci entrambi di emozionare e connettere le persone.

Francesca: 'Da sempre desidero diventare conduttrice di programmi sportivi e intervistatrice sul campo'

Guardando al futuro: quali sono i suoi obiettivi professionali nei prossimi anni? C’è un sogno nel cassetto legato al giornalismo sportivo o a un grande evento che vorrebbe raccontare?

Guardando al futuro, vorrei vivere di sport ogni giorno: calpestare campi in ogni angolo del mondo, catturare voci, emozioni e momenti unici legati a questo universo che amo. Da sempre sogno di diventare conduttrice di programmi sportivi e intervistatrice sul campo, per poter dialogare con atleti, allenatori e protagonisti dello sport, condividendo con il pubblico la passione, l’autenticità e le emozioni che lo rendono unico. È davvero il mio sogno. Ti confesso che da bambina il mio “gioco” preferito era proprio questo: io che presentavo, e i miei ospiti erano prima le bambole, poi gli amici. La radio e la televisione mi hanno già permesso di sperimentare la conduzione e la scrittura di programmi dedicati al calcio, ma il mio obiettivo è trasformare questa passione in un lavoro quotidiano, vivendo lo sport intensamente e raccontandolo in modo autentico, emozionale e coinvolgente.

Lei è host social della squadra TRM FC nella Kings League Italia. Qual è, a suo avviso, il valore reale della Kings League nel panorama calcistico italiano e digitale: intrattenimento puro o possibilità concreta di innovare la narrazione sportiva?

Credo che il valore reale di questa competizione risieda in due dimensioni complementari: l’intrattenimento puro e la possibilità concreta di innovare la narrazione sportiva. La Kings League, ideata da Gerard Piqué, nasce per emozionare, divertire e coinvolgere un pubblico giovane, in particolare la Gen Z, che cerca ritmo, regole alternative e un’esperienza immersiva. Il format, le carte segrete, i presidenti-creator e le star del calcio danno vita a uno show sportivo che non annoia mai. Già il fatto che da ogni partita emerga sempre un vincitore rappresenta un elemento straordinario, lontano dal calcio tradizionale italiano — ma è proprio questo a entusiasmare e coinvolgere il pubblico. La Kings League è intrattenimento e sport insieme, una fusione perfetta tra campo fisico e schermo digitale. Nel ruolo che ricopro, queste due dimensioni si intrecciano: come Host Social racconto la passione e le emozioni con un linguaggio fresco, diretto e vicino al pubblico. L’anno scorso mi sono immersa a 360 gradi in questo campionato nuovo per tutti: è stato meraviglioso vedere nascere una squadra e vederla trionfare grazie al lavoro di gruppo e alla coesione. I TRM FC resteranno per sempre i primi vincitori italiani della Kings League — un traguardo storico e motivo di grande orgoglio. Questa esperienza mi ha arricchita non solo sul piano calcistico e professionale, ma anche personale: ho conosciuto idoli dei social e calciatori di Serie A che si sono rivelati persone straordinarie, umane, con cui ho condiviso gioie e momenti difficili. Sono grata di averli incontrati e di aver vissuto proprio questa esperienza con loro. Colgo l’occasione per ringraziare tutto il team, sia dell’anno scorso sia di quest’anno, in particolare il direttore sportivo Matteo Rhon e il presidente Marza: una società, ma soprattutto un gruppo di amici e persone a cui voglio bene. Detto questo, mi sento di dire a chi critica questo “giochino social” di guardare oltre: dietro la Kings League c’è umanità, visione e concretezza.