Qualche giorno fa era stata pubblicata sul Corriere una lettera della ministra Fedeli, riguardante lo studio della storia negli istituti scolastici. Senza dubbio un lettera ricca di belle citazioni, adornata di paroloni, ma che conteneva anche una gran scivolata sull'uso del congiuntivo, chiaramente non passata inosservata. Ebbene, Valeria Fedeli, già abbastanza al centro delle chiacchiere per le diverse decisioni prese sulla Scuola (si pensi al caso della proroga delle graduatorie ATA), continua a far parlare di sé, stavolta non in merito alle sue attività tanto discusse, ma sull'errata consecutio temporum usata nella famigerata lettera del Corriere.

L'errore nella lettera del Corriere

Riportiamo di seguito la frase della ministra che ha fatto suscitare tanto clamore sul web: " Un'ultima considerazione a proposito di costante aggiornamento, sarebbe opportuno che lo studio della Storia non si fermasse tra le pareti delle aule scolastiche ma prosegua anche lungo i percorsi professionali ". Ciò che rimbalza subito agli occhi è la distruzione della consecutio tra 'fermasse' e 'prosegua'. Un tale errore commesso da colei che rappresenta la scuola italiana al governo, ha fatto il giro del web; al punto che la Fedeli ha voluto rispondere per colmare la scivolata in grammatica.

La risposta della Fedeli, i motivi dell'errore

Dopo tanto clamore la ministra ha deciso di rispondere sul caso 'congiuntivo' e chiaramente l'errore non sarebbe stato commesso da lei ma del suo portavoce Simone Collini, che scrive appunto a Huffpost, togliendo le colpe ricadute sulla ministra.

Sarebbe stato lui a scrivere quella lettera e dunque suo l'errore nel congiuntivo della ormai nota comunicazione. Collini spiega a Huffpost che l'errore è stato commesso quasi in modo obbligato per motivi di spazio, ovvero per poter rendere la lettera compatibile per la pubblicazione, ha dovuto modificare il testo, col risultato che tutti conoscono.

Inoltre, quel "prosegua" sarebbe (addirittura) stato un congiuntivo esortativo. La ministra non avrebbe nemmeno potuto rileggere il testo prima della sua pubblicazione, perché impegnata in incontri istituzionali. Insomma, dalle tante critiche la ministra ha cercato di uscirne salva, grazie al suo portavoce. Troppo scandaloso sarebbe stato, infatti, un tale errore grammaticale fatto proprio dal ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca (Miur).