È stato condannato in via definitiva a 7 anni e 6 mesi di reclusione, con l'accusa di abusi sessuali, il 58enne Gennaro Russo, residente ad Agropoli (Sa) ed ex allenatore della squadra femminile di calcio a 5 e di calcio a 11, la Salernitana Magna Graecia.
I fatti
Nel corso della stagione sportiva 2013-2014 fu accusato di aver abusato di tre baby-calciatrici, minorenni all'epoca dei fatti, le quali raccontarono agli inquirenti di baci, palpeggiamenti e di un abuso sessuale completo, ammesso dal Russo in una intercettazione telefonica in possesso degli inquirenti.
La violenza si consumò in un luogo isolato della zona industriale di Eboli (Sa).
Questa ragazza, temendo di essere in stato di gravidanza, trovò il coraggio di denunciare l'accaduto, incastrando l'allenatore salernitano.
La sentenza della Cassazione
Il giudice di legittimità di ultima istanza delle sentenze emesse dalla magistratura ordinaria ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dai legali di Russo, confermando la condanna detentiva già inflitta in secondo grado: 7 anni e 6 mesi di reclusione. Furono 9 gli anni però comminatigli in primo grado dai giudici del Tribunale di Salerno.
Giustizia sportiva e Figc
Nel 2014 la Commissione Disciplinare del Settore Tecnico, con atto portato alla firma del presidente Gianni Rivera, fece scattare la sospensione cautelare dai ruoli del Settore Tecnico, inibendogli "ogni e qualsiasi attività".
Deferito per violazione dell’art. 1 bis, comma 1, del C.G.S., in relazione all’art. 38, del Regolamento del Settore Tecnico e per avere, quale allenatore della squadra femminile, costretto le minori calciatrici a subire atti sessuali.
Le vittime
Così commentano al quotidiano La Città di Salerno le giovani, vittime di abusi sessuali: “Eravamo abbracciate, a casa, aspettando una telefonata dall’avvocato per dirci cosa avevano deciso i giudici di Roma quando abbiamo saputo, siamo scoppiate in lacrime, è finito un incubo, un inferno, giustizia è fatta ma non potete immaginare il prezzo che abbiamo dovuto pagare”.
È denso di dolore il racconto della madre di una delle vittime all'epoca appena 13enne: “Dal 2013 la nostra vita è cambiata. Mia figlia non dormiva più la notte, passava ore sotto la doccia ed era sempre aggressiva… non capivamo, poi abbiamo scoperto tutto, convivendo con l’incubo che, durante il processo, periti e psicologi non avrebbero creduto agli abusi subiti”.