La riunione di oggi al Miur con i sindacati per discutere di mobilità 2016/17, tanto attesa dai docenti della Scuola, non è servita per trovare un accordo. Sembra che l'apparente apertura del Ministero dei giorni scorsi, annunciata da vari sindacati, si sia concluso con un niente di fatto. Nessun passo indietro sulla chiamata diretta da parte del dirigente scolastico, che di fatto decide chi assumere e chi no, e nessun passo indietro riguardo agli ambiti territoriali. Anche sulla possibilità di dare una titolarità di sede (anzichè su ambito territoriale) a chi partecipa alle ultime due fasi della mobilità interprovinciale vi è stato un passo indietro.
A questo punto tocca ai sindacati decidere se siglare o meno l'accordo con l'Amministrazione e accettare il CCNI definito da loro. Il primo sindacato a comunicare la propria posizione è stata la Gilda degli insegnanti.
Miur e mobilità 2016/17: la Gilda non ci sta
Se tutti i sindacati dovessero decidere di non siglare l'accordo sulla mobilità 2016/17, il Miur dovrebbe procedere ad un atto unilaterale, imponendo di fatto la propriaposizione. La Gilda degli Insegnanti è stato il primo sindacato a comunicare ufficialmente il suo fermo no. Come già anticipato attraverso i comunicati dei giorni scorsi, la Gilda ribadisce oggi che il dialogo con il Miur è finito e che il contratto non avrà la loro firma.
La dichiarazione viene da Maria Domenica Di Patre, vice coordinatrice nazionale della Gilda degli Insegnanti. I motivi sono quelli già espressi in precedenza: il Miur resta incardinato su ambiti territoriali e chiamata diretta da parte del dirigente scolastico, due punti su cui il sindacato non è mai stato d'accordo, sebbene previsti dalla legge 107/2015.
A questo vanno aggiunte le disparità di trattamento fra le categorie degli insegnati, vecchi e neoassunti. Ma non finisce qui. La Gilda promette battaglia: "siamo pronti a ricorrere a tutte le vie legali fino ad arrivare al referendum abrogativo". Cosa faranno gli altri sindacati?
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