Non c'è pace per il neo eletto alla Casa Bianca, Donald Trump. Appena resi noti i risultati elettorali, Lady Gaga è andata sotto la Trump Tower sulla quinta strada, a manifestare il proprio disappunto per la vittoria conseguita dall'imprenditore statunitense ai danni della concorrente Hillary Clinton.
In queste ore, Trump viene contestato anche da orde di manifestanti che protestano per la sua elezione. L'invito a scendere in strada è innescato dal "tam tam" che si propaga tramite i social network, Twitter in primis. In diverse città dei vari stati americani, e anche nei pressi della Casa Bianca, i cittadini sciorinano il solito repertorio politically correct che si vede anche in Europa.
"Non è il mio presidente" scrivono sui cartelli, e protestano perché Donald Trump ha promesso di attuare una politica restrittiva contro l'immigrazione.
Attaccano Trump, perché?
Il blocco di potere sconfitto prova a mettersi di traverso nel tentativo di condizionare il neo eletto presidente americano. Le politiche sociali e le restrizioni promesse, soprattutto contro l'afflusso indiscriminato di migranti (messicani, musulmani) innervosiscono l'establishment del politically correct, che attraverso la piazza veicola il proprio dissenso, condendolo con le solite accuse di misoginia, sessismo, ecc.
Protestano perché Trump ha tolto la "polpetta dal piatto" proprio quando Hillary Clinton iniziava a leccarsi i baffi; a lei, punta di diamante di quella classe di potere tanto abituata a comandare e a decidere, unita con il potere economico-finanziario, il destino delle persone.
I pericoli
I pericoli legati a queste reazioni all'elezione legittima e democratica di Trump sono seri, perché queste forme di protesta danno forza a coloro che, criticando il suffragio universale, o mettendone in dubbio la sua bontà, possono portare all'esacerbazione dello scontro con conseguenze ad oggi inimmaginabili.
Il ceto dominante, con l'elezione di Donald Trump, percepisce che la "pacchia" sta per finire, senza neanche porsi una semplice domanda: come si fa ad assorbire acriticamente i flussi migratori con le poche risorse disponibili, limitate anche negli Stati Uniti?
Donald Trump ha, dunque, colpito al cuore i monopolisti della ricchezza, i blocchi finanziari internazionali che generano povertà soprattutto nel ceto medio, e disuguaglianza. L'establishment affetto da miopia e arroganza non riesce a capire che, drenando costantemente risorse alla collettività, esacerberà proprio le problematiche poste in evidenza da Trump.