Sotto a chi tocca in casa Partito Democratico. Le polemiche innescate dalle debacle clamorose a Venezia e ad Arezzo, due storiche roccaforti rosse, riaccendono scontri e turbolenze al Nazareno. I consensi dei democratici sono in caduta libera e persino l'appeal da re Mida di Matteo Renzi, appare solo un lontano ricordo. Il premier è consapevole di questa fase negativa, così come degli equilibri precari di un governo stretto nella morsa tra l'opposizione interna e il boom di Salvini.

Il vicepresidente
del partito, Lorenzo Guerini, non ha accampato scuse per i verdetti sanciti dai ballottaggi delle Comunali: "Il Pd è ancora la prima forza del Paese ma non è sufficiente per farci brindare.

Brucia la sconfitta di Venezia come quelle di Arezzo, Fermo, Matera e Nuoro".

Meno diplomatico l'ex storico sindaco di Venezia, Massimo Cacciari che ha definito un "suicidio perfetto" quello che è andato in scena nella bella Laguna. Secondo il filosofo, il partito ha fallito da principio con la scelta del candidato venuto fuori da primarie "oscene". "Ho provato a dirlo a Felice (Casson ndr) - ha spiegato Cacciari - ma non c'è stato verso. Bisogna ripartire con gente nuova mentre i vecchi, come avevo già fatto io, se ne stiano a casa".