Novità sulla riforma del Senato. Alcuni senatori della minoranza Pd avrebbero intenzione di modificare l'articolo due della riforma, rendendo il Senato elettivo. In teoria quell'articolo, essendo stato approvato sia alla Camera che al Senato senza nessuna modifica non si potrebbe toccare, ma pare che invece, se si trovasse una larga intesa tra i partiti in parlamento, si potrebbero apportare delle modifiche anche a quell'articolo, ovviamente previa autorizzazione del Presidente del Senato Pietro Grasso. Matteo Renzi per il momento tace sull'argomento, ma verosimilmente questo nuovo problema riguardo le riforme costituzionali non lo farà di certo contento.

La posizione della minoranza

Il "problema" si personifica in 25 senatori della minoranza del Pd, che vorrebbero rendere il nuovo Senato eleggibile dai cittadini. Oltre agli storici dissidenti, che hanno intralciato il cammino delle riforme costituzionali fin dall'inizio, questa volta la modifica sarebbe voluta anche dai "bersaniani", che invece avevano votato l'articolo 2 così com'era al momento dell'approvazione. Un cambio di linea abbastanza importante insomma, che, come si legge sul sito dell'ansa, sarebbe giustificato dall'approvazione dell'Italicum con il premio di maggioranza alla lista e non alla coalizione. Ritornano in mente le parole di Bersani sul famoso "combinato disposto" delle riforme costituzionali, che prese una per una potrebbero essere accettabili ma insieme cambierebbero l'assetto della nostra democrazia.

Sempre dal sito dell'ansa si apprende che l'idea di un Senato eletto e non più nominato piacerebbe anche ad alcuni partiti di minoranza, tra cui Movimento 5 Stelle, Sel e Forza Italia.

Il governo

Matteo Renzi e il suo governo per il momento non hanno rilasciato dichiarazioni sull'argomento. Ma è facile prevedere che Renzi cercherà in ogni modo di osteggiare un simile cambiamento, se non altro perchè ritarderebbe ulteriormente l'approvazione definitiva della riforma del Senato.

Probabilmente il premier prima di esprimersi vuole capire quanto sia veramente serio questo problema, dal momento che i "bersaniani" molte volte hanno fatto tanto rumore per nulla: tante discussioni nei dibattiti, ma al momento del voto hanno sacrificato le loro convinzioni al volere della ditta, come Bersani deifinisce il partito.

Sicuramente, a parte i regolamenti parlamentari e la conta dei voti in Parlamento, il problema del Pd è sempre più politico: il partito di maggioranza che dalle parole del segretario sembra una grande unione di persone dove vige la più ampia democrazia e dove si rispettano le idee di tutti, appare sempre di più pieno di disaccordi e mal di pancia. Quello che spicca maggiormente è la mancanza di una linea ben precisa: se si guardano le cronache politiche dell'ultimo anno, non c'è stato un argomento trattato da Renzi che non abbia suscitato proteste e dissenso tra le fila del Pd. Anche sulle riforme costituzionali, che sono un argomento molto delicato e che, se si fa un ragionamento logico, dovrebbe vedere d'accordo il maggior partito della maggioranza di governo, ha invece creato non pochi problemi al premier-segretario, problemi che rischiano seriamente di avere ripercussioni sulla base e quindi sui voti.

Martedì Anna Finocchiaro, presidente della Commissione Affari Costituzionali, effettuerà la relazione al Senato della riformacosì come è stata approvata dalla Camera, vedremo poi quanto la minoranza Pd intende fare sul serio.