Una scelta coerente per quanto detto in campagna elettorale o un’opportunità sprecata di puntare al rilancio di una Capitale martoriata? Il no ratificato in conferenza stampa di Virginia Raggi alla candidatura di Roma per i Giochi Olimpici 2024 lascia perplessi. Nei tempi, nei modi e nei contenuti, il veto della sindaca a cinquestelle ha lasciato basiti tutti. Ieri l’ultimo schiaffo al CONI(Comitato Olimpico Nazionale Italiano) e ai suoi massimi vertici, con un’attesa principesca che nulla ha a che fare con i doveri istituzionali di un primo cittadino.

Anzi, il vertice snobbato in Campidoglio ha piuttosto il sapore della saccenza di una classe dirigente che pure si è proposta sin dal suo avvento come portatrice di trasparenza e democrazia dal basso. Non si è persa solo l’occasione di mettere Roma in vetrina, ma anche la possibilità di chiamare i cittadini (quantomeno capitolini) a decidere del loro destino. Sarebbe stata una soluzione di buonsenso, in linea tra l’altro con quanto rilanciato dalla stessa Virginia Raggi alla vigilia del voto in Campidoglio.

Non arriva il colpo di scena

Ha vinto la linea della fermezza dettata candidamente dalla regia di Grillo e Casaleggio Associati. C’è molto poco di politico, infatti, nella gestione e valutazione del dossier presentato dai tecnici del Coni alla nuova amministrazione comunale.

Con il forfait pilotato della Raggi al vertice con i presidenti Malagò e Pancalli, il cosiddetto direttorio non ha voluto correre il rischio che la sua sindaca cadesse in tentazione. C’erano i margini per il dialogo e per il sì a una scommessa che il M5S poteva far sua nelle vesti di garante della legalità e della trasparenza.

Su questa lunghezza d’onda si è espressa la leader di Fratelli d’Italia in Campidoglio, Giorgia Meloni: “La Raggi non ha il coraggio di organizzare una candidatura che non preveda la speculazione edilizia. Dichiara in buona sostanza di essere una incapace”. Chiaro il collegamento con l’affermazione della sindaca che in conferenza stampa ha ufficializzato così il The End alla telenovela: “È da irresponsabili dire sì, non vogliamo ipotecare il futuro dei romani e degli italiani”.

Gli alibie gli orrori

Più volte sono state richiamate le immagini dell’abbandono delle tante strutture finanziate per i Mondiali di nuoto di Roma del 2009 e mai completate. Secondo il M5S l’organizzazione delle Olimpiadi avrebbe causato nuove speculazioni edilizie da parte dei potenti del mattone (con Caltagirone additato di essere il principale braccio armato della stampa avversa alla Raggi). Ma a cosa serve proporsi come il nuovo che avanza rispetto alla casta se non si ha la capacità di ribaltare gli errori del passato in opportunità? Come si può pensare di prendere in mano le redini del governo di un Paese senza dimostrare con i fatti competenza e innovazione? È a queste domande che il M5S continua a non rispondere preferendo trincerarsi dietro dichiarazioni semplicistiche, come quella sul rifiuto di indire un Referendum ad hoc.

“Il PD ha trasformato il ballottaggio in un Referendum sulle Olimpiadi e il 67 per cento dei romani ha votato no” hanno tagliato corto la sindaca e Di Battista. Capitolo chiuso? Solo una questione di formalità: a Roma i Giochi sono finiti.