Si è svolta nel pomeriggio di questo lunedì 13 febbraio l'attesa Direzione Nazionale del Pd nella quale è stato approvato l’ordine del giorno di maggioranza per avviare subito il congresso del partito. A favore hanno votato in 107 sì, 12 contrari e 5 astenuti. Nel dispositivo approvato si auspica la "definizione di regole analoghe a quelle utilizzate per lo svolgimento del congresso del 2013". Ma vediamo quali sono adesso le conseguenze pratiche di questa scelta.

Cosa succede ora nel PD?

La prima tappa per la convocazione ufficiale del Congresso passa da regolamento attraverso l'Assemblea Nazionale, la quale è stata convocata d'urgenza per questo weekend del 18 e 19 febbraio.

Una convocazione che peraltro va a cadere in contemporanea con l'assemblea di "area" già indetta da tempo con uno dei candidati alla segreteria, ovvero Enrico Rossi, il quale per sabato 18 alle ore 11 ha fissato l'incontro nazionale di "Rivoluzione socialista" al Teatro Vittoria al Testaccio di Roma.

Ma tornando all'Assemblea nazionale dovrebbe essere quello il luogo e il momento X nel quale Matteo Renzi rassegnerà ufficialmente le dimissioni da segretario nazionale del PD, evenienza da molti attesa già per questa Direzione. Intanto alla stessa Assemblea la maggioranza renziana del PD arriverà "con un manifesto, con delle idee precise, ma la costruzione del programma deve avvenire dal basso", come ha dichiarato lo stesso Renzi in occasione della Direzione.

Mentre sarà interessante capire se le minoranze presenteranno un documento alternativo, ed eventualmente se esso sarà appunto unico o se ve ne saranno più di uno. Una pluralità che è invece già stata esplicitata da tempo sul piano delle candidature alternative rispetto a quella di Renzi: alla sua sinistra si sono già esplicitamente dichiarati disponibili tre dirigenti di primo piano, come il già citato Enrico Rossi, Roberto Speranza e Michele Emiliano.

Anche se alcuni rumors delle ultime ore dicono che alla fine tutti e tre potrebbero fare un passo indietro per far spazio a un nuovo nome, che potrebbe magari puntare ad avere consensi anche fra alcuni della maggioranza: stiamo parlando dell'attuale ministro della Giustizia Andrea Orlando, il quale peraltro in occasione della Direzione si è detto contrario ad anticipare il Congresso, fra gli apprezzamenti di diversi esponenti della minoranza.

Ecco le possibili date dei congressi e delle primarie del PD

Sul piano pratico dopo l'Assemblea nazionale del prossimo weekend partirà dunque il percorso congressuale. Qualora davvero si deciderà per un regolamento molto simile a quello adottato nel 2013 (leggibile qui: https://www.partitodemocratico.it/partito/regolamento-per-lelezione-del-segretario-e-dellassemblea-nazionale/), operativamente i congressi di circolo e quelli provinciali dovrebbero tenersi verosimilmente fra le ultime settimane di marzo e le prime di aprile (ovvero prima di Pasqua, che cade il 16). Seguendo questa possibile road map dovrebbero poi tenersi nel mese di maggio le Primarie nazionali per la scelta del nuovo segretario.

Le quali in diverse città e Comuni andrebbero però a intersecarsi con le Elezioni Amministrative, che saranno verosimilmente fissate fra fine maggio e inizio giugno. Ed è proprio per questo motivo che qualcuno ipotizza che alla fine le Primarie per il Segretario nazionale possano essere spostate alla fine dell'estate, magari a settembre. Evenienza che a quel punto sarebbe la conferma pressoché matematica del fatto che le elezioni politiche si tengano a inizio 2018, ovvero alla scadenza naturale della Legislatura.