Luigi Di Maio, leader e candidato premier del M5S, chiede di tornare al voto entro giugno: "Facciamo scegliere i cittadini tra rivoluzione e restaurazione". È con un messaggio video pubblicato sulla propria pagina Facebook, che l'ex vicepresidente della Camera esce allo scoperto e invita Matteo Salvini a sostenere la sua proposta di andare di nuovo alle urne, sottolineando che spetterà comunque al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la decisione finale.

Nel filmato, il leader pentastellato sottolinea: "Sapevo che non era facile, mai avrei immaginato che fosse impossibile", riferendosi all'impossibilità di stringere un'alleanza politica in grado di dare un governo al Paese.

Le parole di Di Maio arrivano dopo che l'ex segretario del Partito Democratico, Matteo Renzi, partecipando alla trasmissione televisiva "Che tempo che fa" di Fabio Fazio, aveva chiuso le porte al Movimento 5 Stelle, motivando il suo "no" ad un accordo con i grillini, sostenendo che gli elettori del PD avrebbero fatto molta fatica a comprendere un'eventuale alleanza di governo.

Il colpo a sorpresa di Di Maio

Prima di pubblicare il video sulla propria pagina Facebook, il leader grillino ha anticipato - sempre sul social network - che di lì a poco avrebbe pubblicato un suo intervento. Un monologo di 5 minuti e 20 secondi per spiegare i motivi della sua richiesta di tornare al voto. Il politico campano parla di "legge elettorale assurda" e di come sia "vergognosa" la maniera in cui tutti i partiti stanno pensando ai propri interessi di parte.

Attacca tutti, a cominciare dal leader della Lega, Salvini, a cui rimprovera di aver scelto di stare con Silvio Berlusconi invece di aver dato vita ad un governo con il M5S sulla base di alcuni punti programmatici. Poi l'affondo su Renzi e il PD: parlando dei dem, Di Maio ricorda la batosta presa alle ultime elezioni "precipitando sotto il 19%" ma, al tempo stesso, sottolinea come il Partito Democratico "qualcosa stesse cominciando a capire, mettendo da parte Renzi".

Tuttavia, l'intervento dell'ex premier al programma di Raiuno ha fatto precipitare tutto, con il pentastellato che ricorda: "Ieri sera ha riproposto addirittura una riforma costituzionale dopo che gli italiani gliel'hanno già bocciata un anno fa. Invece di chiedere scusa - continua - ha di nuovo attaccato me e il Movimento 5 Stelle".

Parole di fuoco che segnano, con ogni probabilità, la fine di ogni trattativa tra le due forze politiche.

Di Maio, in chiusura, invita Salvini (l'altro vincitore della consultazione elettorale dello scorso 4 marzo) a salire insieme al Colle per chiedere a Mattarella di fissare nuove elezioni, sottolineando in maniera chiara come l'ultima parola per andare al voto spetti al Capo dello Stato.

Stessa legge elettorale

È evidente che andare nuovamente alle urne a giugno, vorrebbe dire farlo con la stessa legge elettorale che ha portato all'attuale paralisi politica. Di Maio, in tal senso, ha parlato di una sorta di "ballottaggio": insomma, non c'è tempo per imbastire un nuovo sistema di voto, dunque risulta inevitabile andare avanti con questa legge, lasciando agli italiani la decisione finale su chi premiare.

Ovviamente, il rischio di ritrovarsi nuovamente in una situazione simile a quella attuale, con nessuna forza politica o coalizione in grado di superare la soglia del 40% dei consensi è altissima, se non quasi matematica.

Gli scenari

Il Presidente della Repubblica, Mattarella, si trova senza ombra di dubbio in una posizione poco invidiabile. Da una parte c'è la necessità di dare una guida stabile all'Italia, dall'altra c'è la consapevolezza che un governo duraturo e coeso è praticamente impossibile da mettere in piedi. Sono ormai trascorsi 50 giorni dal voto, e in questo lasso di tempo non è accaduto nulla; difficile che nelle prossime settimane possa cambiare qualcosa. Se Salvini accetterà l'invito di Di Maio a chiedere il voto anticipato, potrebbe essere plausibile che il Capo dello Stato accolga la richiesta dei due unici vincitori delle ultime elezioni.

Le regionali in Molise e in Friuli Venezia Giulia

In entrambe le regioni si è imposto il centrodestra: in Molise con Donato Toma, in Friuli Venezia Giulia con Massimiliano Fedriga. Questi risultati sono stati interpretati (anche da Berlusconi) come un'ulteriore spinta al centrodestra per cercare di mettere in piedi una coalizione di governo. In teoria potrebbe essere una tesi sostenibile, ma nella pratica c'è da fare i conti con il risultato storico del M5S e con il suo leader Di Maio. L'ago della bilancia sono i pentastellati, e ormai lo sanno tutti.