L’intervista rilasciata da Luigi Di Maio a Repubblica, in cui il candidato premier del M5S ha, in pratica, aperto le porte a un governo con il Pd, parlando di necessità di “sotterrare l’ascia di guerra per il bene del Paese”, sta mettendo in grande difficoltà la dirigenza Dem. Da una parte, infatti, ci sono i fedelissimi di Matteo Renzi, ancora forza preponderante al Nazareno, che respingono sdegnosamente al mittente pentastellato la proposta. Dall’altra ci sono i cosiddetti ‘dialoganti’, ovvero le varie correnti non renziane del Pd che non vedono in maniera negativa una discesa dall’arrocco sull’Aventino ordinato dall’ex segretario Renzi, per dare vita al governo M5S-Pd a Palazzo Chigi.

Nel mezzo di questa sfida decisiva per le sorti del partito finisce per trovarsi il segretario reggente, Maurizio Martina, che parla timidamente di “passo avanti apprezzabile” da parte di Di Maio.

Franceschini e Boccia favorevoli al dialogo per un governo M5S-Pd

Oltre a far discutere la base pentastellata, l’offerta fatta da Luigi Di Maio ai Dem di formare un governo M5S-Pd, facendo cadere persino il veto contro Renzi, ha mandato subito in pezzi la già poco granitica unità del Partito Democratico. Il primo ad uscire dalle trincee per sventolare la bandiera del dialogo è stato Dario Franceschini. L’ex ministro della Cultura, e capo della potente corrente Area Dem, con un cinguettio su Twitter ha invitato i compagni di partito a fermarsi e riflettere di fronte alla “novità politica” rappresentata dall’offerta del leader pentastellato.

Sollecitazione rafforzata dalle parole di Francesco Boccia (numero due di Michele Emiliano) secondo il quale è necessario “aprire un dialogo con i 5 Stelle”, perché le “aperture” di Di Maio sono “molto interessanti” e, inoltre, sono molti i possibili “punti di contatto” tra le due forze politiche.

I renziani respingono l’offerta di Di Maio

Dall’altra parte della barricata Pd, come detto, ci sono i renziani duri e puri. Il primo a dare fuoco alle polveri è stato Ettore Rosato, ex capogruppo alla Camera e autore della nefasta legge elettorale Rosatellum, secondo il quale “il nostro essere alternativi a Salvini e Di Maio non è un capriccio di qualche dirigente”.

A ribadire che la linea di chiusura a un governo M5S-Pd non è cambiata e non cambierà ci pensa anche Sandro Gozi, che smentisce la ricostruzione fornita da Repubblica secondo cui la dirigenza Dem starebbe “ragionando su una svolta nella trattativa con il M5S”.

I tormenti di Maurizio Martina

In mezzo a questa mischia confusa di opinioni contrapposte finisce per trovarsi, suo mal grado, Maurizio Martina. Il segretario reggente del Pd loda l’autocritica di Di Maio, definisce apprezzabile il cambio di tono del M5S, ma considera ancora intatte le “ambiguità politiche” dei pentastellati. Insomma, una via di mezzo tra una apertura e una chiusura al governo M5S-Pd.