Un progetto appena nato e già sul viale del tramonto. Liberi e Uguali dopo il fallimento delle elezioni politiche si è trasformato in un vero e proprio caso. Nato per fungere da nuovo punto di riferimento per l’elettorato di Sinistra, il partito guidato da Pietro Grasso si è sciolto come neve al primo sole di primavera. Attenuatasi la battaglia al renzismo con l’addio dell’ex segretario del Pd, sono venute a galla tutte le contraddizioni e gli errori della sua improvvisata costituzione. In tal senso hanno sorpreso poco le parole dell’ex presidente della Camera, Laura Boldrini, che ha augurato il superamento delle attuali sigle progressiste in favore di un unico fronte comunitario.

Una sorta di PD 2.0, in sintesi, lo stesso frequentato e poi tradito dagli scissionisti guidati da Massimo D’Alema e Pierluigi Bersani. Boldrini ha predicato l’apertura di LeU al territorio e lo scioglimento dei tre partiti che lo compongono (Mdp Art.1, Possibile e Sinistra Italiana ndr), in favore di un nuovo orizzonte progressista che inglobi anche il PD. “C’è spazio per chiunque non si accontenti di galleggiare - ha spiegato l’ex presidente della Camera - se ci sarà la volontà di cambiare non solo i nomi ma anche le politiche e le idee di sviluppo anche per il PD”.