Il ministro dell’Interno Matteo Salvini, indagato dalla procura di Agrigento per sequestro di persona dopo il caso Diciotti (atti poi trasferiti al competente Tribunale dei ministri), trova un inaspettato alleato. Si tratta di Carlo Nordio, ex magistrato ora in pensione, per anni procuratore aggiunto di Venezia.

Nordio ha pubblicato questa mattina su diversi quotidiani, una lettera aperta in cui accusa il collega agrigentino Luigi Patronaggio di aver compiuto, in pratica, un’invasione di campo decidendo di indagare un ministro della Repubblica nel pieno delle sue funzioni politiche.

Dura anche la critica nei confronti del presidente pentastellato della Camera, Roberto Fico, rappresentante dell’anima "di sinistra" del M5S, che aveva chiesto pubblicamente più volte l’autorizzazione allo sbarco in Italia dei 150 profughi a bordo della Diciotti.

Nordio e il paradosso del caso Diciotti

L’ex procuratore aggiunto della città lagunare, Carlo Nordio, decide di aprire la sua missiva pubblica definendo “paradossale” il fatto che le forze dell’ordine italiane siano state costrette, come nel caso della Diciotti, a tenere sotto controllo una nostra imbarcazione militare, anche se allo scopo di evitare lo sbarco indesiderato di migranti clandestini. Un “paradosso apparente” però, aggiunge il magistrato a riposo, visto che il vero paradosso reale è rappresentato dai rapporti equivoci tra magistratura e Politica.

L’attacco contro Luigi Patronaggio

Nordio non cita direttamente il nome di Luigi Patronaggio, procuratore capo ad Agrigento che ha istruito l’azione penale contro Salvini, ma lo critica aspramente per il fatto di aver deciso di ispezionare la Diciotti in favore di telecamere, con tanto di “mascherina e galosce protettive”. Un comportamento da cow-boy che ricorda a Nordio quello di un altro collega di Milano, anche egli non citato per nome, il quale negli anni ‘70 si presentò “con la pistola alla cintola” durante un’operazione antirapina.

Comportamenti che confermano, a suo giudizio, quanto siano “sottili e incerti” i confini “tra la solerte diligenza e l’esibizionismo”. Passando all’inchiesta vera e propria aperta su Matteo Salvini, Nordio definisce “ardita” l’ipotesi investigativa avallata da Patronaggio con i reati di sequestro di persona e arresto illegale.

Nessun arresto è infatti avvenuto (se si esclude quello dei presunti scafisti) e il sequestro di persona può essere ipotizzato solo quando è illegale, non quando un fermo viene compiuto per volontà di una autorità politica legittima. Invece di arrestare scafisti e trafficanti, insomma, accusa Nordio, si indaga un ministro nel pieno delle sue funzioni.

Il giudizio negativo su Fico e l’avvertimento a Mattarella

Passando ad occuparsi dei reiterati interventi del presidente della Camera, Roberto Fico in favore di uno sbarco in Italia dei migranti presenti sulla Diciotti, Carlo Nordio giudica “improprio” il comportamento della Terza carica dello Stato, in quanto si sarebbe sovrapposto alle “prerogative” del ministro Salvini.

I “principi umanitari” e la “libertà di parola” invocati a sua discolpa da Fico, poi, non convincono l’ex magistrato veneziano, perché questo modo di fare rischia di sgretolare “il Paese e le Istituzioni”. Un avvertimento, infine, viene rivolto anche al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il quale, se dovesse decidere di andare allo scontro aperto con Salvini sul tema immigrazione, rischierebbe di portare il ministro alle dimissioni, con successiva caduta del Governo e probabili nuove elezioni.