Nella puntata di questo martedì 5 febbraio della trasmissione "Otto e Mezzo" su La7, fra gli ospiti di Lilli Gruber c'è stato Pierluigi Bersani, attuale esponente di Articolo Uno-MDP e deputato di Liberi e Uguali, il quale si è soffermato su diversi aspetti di attualità Politica. Vediamo le parti salienti di quello che ha detto.

Bersani critica Quota 100 e reddito di cittadinanza

Bersani ha esordito parlando delle ultime scelte economiche del Governo: "Non mi metto di traverso, perché non sono certo soldi che vanno ai milionari. Ma non le avrei fatte così.

Quota 100 sulle pensioni? Hanno azzeccato la priorità, ma sono fuori delle categorie come gli agricoli e gli edili perché gli mancano dei bollini dopo tanti anni di lavoro. La misura riguarda moltissimo la Pubblica Amministrazione e io sono preoccupato: vorrei sapere come si rimpiazzano quelli che se ne vanno, ad esempio negli ospedali e nel settore sociale. Fanno poco per il lavoro discontinuo dei giovani. Io avrei aggiustato diversamente le priorità di aggiustamento della riforma Fornero".

Mentre sul reddito di cittadinanza ha aggiunto: "Sono d'accordissimo a fare misure contro la povertà. Ma pretendere con una misura sola di prendere 'tre piccioni con una fava', cioè la povertà, l'accompagnamento al lavoro e gli sgravi alle imprese, ti porterà a una difficilissima gestione.

Si poteva fare una cosa più semplice, fare una cosa seria sulla povertà e cambiare i centri per gli impiego, facendo investimenti veri per il lavoro e aiutare le imprese nella Politica industriale. Alle azienda anche se li dai gratis i lavoratori non te li prendono in quanto non hanno del lavoro da svolgere".

E poi ha proseguito: "Sono preoccupato, perché rischia di vincere l'idea che i poveri sono quelli che stanno sul divano.

Questo vuol far passare la vulgata della destra. Chi sa davvero di povertà in Italia sono: i Comuni, i patronati sindacali e la Caritas. Il Governo avrebbe dovuto convocarli per avere un parere. Io sento che ci sono dei paletti, come quello di dover spendere in un solo mese i soldi del reddito di cittadinanza altrimenti se ne avrà meno il mese dopo, i quali non hanno molto senso.

Non capisco cosa stia cercando di dirci il Governo con queste misure. Ci vorrebbero invece cose semplici e lineari, con meno paletti".

Le ricette di Bersani su come la sinistra può ripartire

Poi il deputato di LeU ha aggiunto: "La sinistra deve darsi una mossa subito. Per primo occorre tirare una riga su questi ultimi anni che non sono piaciuti agli italiani. Ricordo che dal 2009 al 2013 la sinistra ha vinto dappertutto, da Arcore a Treviso a Catania. Ora però dobbiamo fare due cose: tutti quelli che si ritengono di una sinistra popolare, larga e plurale devono mettersi insieme, e che vogliono rifarsi al socialismo europeo guardando anche a Syriza e Podemos, devono mettersi assieme. Coloro che si ritengono più centristi e liberaldemocratici, da Macron a Verhofstadt, si devono altrettanto mettere insieme.

E facciamo come gli allenatori di calcio che fanno un gioco propositivo e aggressivo, occupando una larga zona del campo, giocando sulle fasce e poi si ritrovano. Concretamente vuol dire andare alle Europee con delle novità. Significa avere due liste in questo senso. Io voglio una lista che metta insieme i progressisti. Poi se vogliono fare una lista che unisce i liberali e centristi, la facciano pure perché è grasso che cola. (...) Noi siamo a disposizione della cosa che sto dicendo: riunire la sinistra popolare, larga e plurale. La gente non accetta di mettersi a fare la salmeria. Ovvero se la direzione di marcia è quella alla Macron, le persone deluse non tornano".

Precisando: "Io lavorerò per una lista che metta assieme i progressisti.

Con chi? Ora vediamo come finisce il congresso del Pd, poi c'è la nostra disponibilità e altri che guardano in questa direzione. Spero che si esca dall'ambiguità del "tutti assieme contro i populisti" perché gli si tira la volata".

Pierluigi Bersani parla delle primarie del PD e del rapporto con l'elettorato del M5S

Pierluigi Bersani ha poi affermato: "Per rispetto io non parlo delle primarie del PD e non ci vado. Mi aspetterei che ci fosse la consapevolezza di tirare una riga e di proporre qualcosa di nuovo. Fra i candidati ci sono delle differenze, ma non arrivano al corpo profondo dell'elettorato. Ma spesso sono distinzioni presunte. Si ritiene che Zingaretti sia più aperto alla sinistra, che la posizione di Martina sia più in equilibrio e che quella di Giachetti sia più rivendicativa.

Però ripeto, non credo che queste cose arrivino al profondo. Invece c'è bisogno di un messaggio più chiaro. L'elettorato storicamente nostro che ha votato 5 Stelle ora è in difficoltà e ha bisogno di una cosa nuova".

E sul rapporto col M5S ha spiegato: "Anche nel PD qualcuno dovrebbe dire quale è il problema rappresentato dal M5S. Io credo che i 5 Stelle siano un problema e non la soluzione, ma il vero problema è la destra. E questo andrebbe capito. E visto che il problema è la destra io faccio tutto ciò che serve per fronteggiarla. (...) Il M5S è in cerca di identità e finisce per somigliare un po' a quelli che li pigliano. Questo bisognava saperlo quando si è rifiutata la discussione con loro.

Essi hanno saputo prendere elettori di destra e anche di sinistra. Se c'è una novità vera, quelli che ci votavano possono tornare da noi, se essa non c'è invece stanno a casa. I problemi di oggi la sinistra non li risolverà e poco tempo, è una cosa profonda e lunga. La politica non basta, c'è bisogno della società civile organizzata".

Pierluigi Bersani sulla CGIL, sulle grandi opere, sulle trivelle e sul Venezuela

Infine Bersani ha parlato del recente congresso della CGIL, affermando: "Landini e Colla sono entrambi operai emiliani e sono due persone di Serie A. Se riescono a compensarsi la CGIL potrà dare una grossa mano. A questo giro la politica da sola non basterà".

Poi ha parlato anche di grandi opere: "Il disagio rischia di prendere una piega sbagliata.

Io sono per farla la TAV, ma non vorrei che venisse fuori il "partito del PIL" o che tornassimo alle grandi opere promesse a suo tempo da Berlusconi. L'urgenza in Italia è di fare tante piccole opere di manutenzione. Sulle trivelle? Io mi definisco "industrialista", ma una parte di quel business lì va riconvertito. Il fatto che lo facciano i croati non significa che dobbiamo farlo noi. Io non sono mai per fermare le opere ma per programmare anche una prospettiva di rallentamento delle estrazioni dei prossimi anni".

Infine sulla situazione in Venezuela il parlamentare di LeU ha concluso: "Io sono sulla posizione del Vaticano. Maduro è indifendibile ma il rischio adesso è la guerra civile. La comunità internazionale deve preoccuparsi di questo e spingere per un dialogo nazionale, convincendo l'esercito. Sbaglia l'Italia a non essere stata dentro alla discussione europea per provare a inserirvi un punto di avvertenza. Occorrerebbe convincere l'esercito a fare una mediazione".