Matteo Salvini sta traghettando la Lega verso un consenso che, secondo i sondaggi, pare crescente. Buona parte del suo successo è dovuta ad una campagna elettorale spesso fatta di toni aggressivi e che, in un certo senso, sembra parlare alla pancia della gente, come molti critici sottolineano. Tra i temi più cari al leader del Carroccio c'è senza dubbio quello legato alla sicurezza, legato, a suo dire, a doppio filo a quello delle frontiere. Avere tanti migranti in Italia equivale ad un potenziale rischio sociale aggiuntivo. A ciò ha sempre aggiunto il sospetto che attorno a quelli che lui chiama "trafficanti di esseri umani" ci sia una sorta di business che parte dalle Ong e finisce nelle cooperative che accolgono i clandestini, più per business che per bontà.

E quanto sta accadendo negli ultimi giorni sembra essere una carta che il Ministro dell'Interno intende giocarsi nella corsa al consenso.

I tagli arrivano per effetto del decreto Salvini

"La pacchia è finita" amava ripetere Matteo Salvini, nel momento in cui, con soddisfazione, annunciava l'entrata in vigore del decreto che porta il suo nome. Un'autentica svolta nel settore sicurezza che si è portato in dote una vera e propria sforbiciata ai fondi che venivano destinato all'accoglienza dei migranti e che venivano affidati alle cooperative che si occupavano di gestire migliaia di persone che arrivavano in Italia in maniera clandestina o in attesa di valutare eventuali richieste di "status" particolari.In tal senso fa rumore la querelle che si è creata tra Matteo Salvini e la Caritas.Monsignor Corrado Pizziolo, vescovo di Vittorio Veneto e presidente della Caritas italiana, ha sottolineato come, con i fondi ridotti all'osso, risulti impossibile continuare ad impegnarsi nell'accoglienza dei migranti.

Una scelta che coinvolgerebbe l'intero settore nazionale della Caritas.

Salvini replica in maniera dura

Tutto nascerebbe da due effetti derivanti dalle nuove normative. Oltre, infatti, alla decisa dieta dimagrante sugli euro concessi, esiste infatti oggi una serie di criteri più stringenti che hanno abrogato la protezione umanitaria sostituendola con permessi temporanei per motivi di salute, calamità.

I migranti prima potevano stare al massimo novanta giorni all'interno di un centro per il rimpatrio, oggi, invece, possono starci fino a centottanta giorno. Salvini commentando la notizia ha avuto modo di fare domande particolarmente tendenziose: “Se siete generosi accogliete con meno soldi. O accogliete per far quattrini?”.

Occorre sottolineare che, senza l'aiuto delle associazioni, il carico dell'accoglienza potrebbe diventare un problema unicamente statale e gli allarmi di alcuni prefetti, in tal senso, sembrano parlare chiaro.