Duro attacco di Flavio Briatore verso le scelte di Giuseppe Conte e del suo governo per fronteggiare l'emergenza Coronavirus.

L'imprenditore, attraverso il suo profilo Instagram, ha avuto modo infatti di manifestare totale dissenso verso quelli che sono stati i provvedimenti disposti dal decreto annunciato nella serata di sabato 21 marzo e pubblicato il giorno successivo. Flavio Briatore si attendeva misure molto più drastiche, sottolineando come quelle adottate siano del tutto insufficienti ad affrontare lo stato di crisi in essere. Parole espresse con un tono particolarmente duro nei confronti del premier e delle sue decisioni, a cui si è accompagnato un certo timore soprattutto per la situazione di Milano, dove lavorano diversi cittadini residenti a Bergamo.

Briatore contro il decreto del 22 marzo

Sul sito web del Viminale è stato dunque pubblicato l'ennesimo decreto legato all'emergenza coronavirus. In data 22 marzo si è scelto di introdurre nuove limitazioni, andando a fermare una buona parte della macchina produttiva del Paese. Tuttavia, secondo alcuni tra cui Flavio Briatore, troppe attività sono rimaste aperte. L'intenzione del governo, però, è quella di tenere attive unicamente tutte quelle realtà occupazionali da cui dipendono i meccanismi della filiera alimentare e dei servizi ritenuti essenziali.

Briatore sottolinea i rischi per Milano

Com'è noto l'obiettivo delle chiusure è limitare al minimo i movimenti delle persone, scongiurando la possibilità che possano crearsi situazioni in grado di favorire la diffusione del coronavirus.

Flavio Briatore, in merito alle scelte prese, è stato però piuttosto duro. A margine della foto di Giuseppe Conte, pubblicata sul proprio profilo Instagram, il noto imprenditore ha infatti avuto modo di esprimere frasi piuttosto eloquenti. "Non ha chiuso nulla, ci prende in giro" ha tuonato l'imprenditore. "Perché non ha chiuso i cantieri edili, è irresponsabile!

Cosi gli operai di Bergamo continuano a venire a Milano!' ha aggiunto Briatore.

Le autorità lombarde lavoreranno ad ogni modo per far si che Milano, densamente popolata con oltre 1,6 milioni di abitanti, non entri nello stesso vortice nel quale purtroppo si trova da inizio pandemia la città di Bergamo. Rimangono purtroppo nelle mente e nei cuori di tutti gli italiani le immagini della settimana scorsa, quando alcune camionette dell'Esercito sono state incaricate di trasportare fuori città salme di cittadini deceduti a Bergamo per mancanza di spazio nei cimiteri e nei forni crematori della città orobica.