Il centrodestra rimane compatto e continua a bloccare la calendarizzazione del ddl Zan al Senato. La discussione della proposta di legge a firma del deputato del Pd Alessandro Zan viene rimandata ormai da settimane e, dopo il rinvio del 30 marzo scorso, mercoledì 7 aprile si è deciso di un nuovo slittamento della calendarizzazione in aula della votazione.

I partiti italiani sono da tempo divisi in merito alla proposta di creare una legge contro l'omotransfobia che aveva ottenuto l'appoggio alla Camera nel novembre scorso con 265 voti a favore e 193 contrari.

Secondo il Partito Democratico è la Lega Nord a essere colpevole di continuare a rimandare la discussione a Palazzo Madama con il solo obiettivo di bloccare l'approvazione del ddl in Senato. Della stessa opinione è anche il fautore della proposta di legge che, nei giorni scorsi, ha attaccato Andrea Ostellari, presidente della commissione Giustizia, con un post su Twitter in cui ha dichiarato che ''il presidente di una commissione dovrebbe dismettere i panni dell’uomo di partito e rispettare il proprio ruolo istituzionale, permettendo al Parlamento di decidere cosa fare del provvedimento''.

Il presidente della commissione infatti continua a rimandarne la calendarizzazione adducendo come causale che ''la legge non è una priorità''.

Dello stesso avviso sono anche il partito guidato da Matteo Salvini e Fratelli d'Italia che si oppongono da sempre a concedere diritti alle persone dello stesso sesso; Forza Italia si aggiunge agli alleati anche se in maniera meno entusiasta.

Il centrosinistra, di contro, difende a spada tratta la proposta di legge: PD, M5S e LeU auspicano una subitanea ripresa della discussione e il nuovo segretario dem Enrico Letta ha dichiarato durante la puntata di martedì 6 aprile del talk show di LA7 'Dimartedì' che ''su ddl Zan e Ius Soli non ammaino bandiere, sono leggi che tolgono da medioevo''.

Alla coalizione a favore del ddl si sono aggiunti anche Italia Viva e Autonomie ma sembra che, finché la Lega rimarrà contraria, non si potrà procedere in Senato e la discussione continuerà a slittare. Nel contempo, l'opinione pubblica ha cominciato a muoversi e numerosi artisti hanno deciso di esprimere le proprie opinioni; primi fra tutti sono la cantante Elodie e il rapper meneghino Fedez che hanno deciso di rompere il silenzio usando Instagram e Twitter per dichiarare il loro appoggio al ddl Zan.

Cosa prevede il DDL Zan

La proposta di legge del senatore dem Alessandro Zan, scritta nel 2020, mira a equiparare la discriminazione nei confronti degli omosessuali a quelle razziali, etniche e religiose già punite secondo quanto previsto dal Codice Penale. L'intenzione è quella di reprimere la violenza omofobica tramite l'uso di potenti strumenti volti a sensibilizzare la società, prevenendo così il verificarsi di spiacevoli e gravi episodi di omofobia come, ad esempio, quello accaduto il 21 marzo scorso a Roma in cui un uomo ha aggredito una coppia di ragazzi dello stesso sesso che si stavano scambiando effusioni in pubblico.

L'articolo 7 del testo istituisce inoltre per il 17 maggio la giornata internazionale contro l'omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia, ossia una giornata dedicata alla ''promozione della cultura del rispetto e dell’inclusione nonché al contrasto dei pregiudizi, delle discriminazioni''.

Infine il ddl trae spunto da diverse proposte di leggi simili che, nel passato, erano state scritte da alcuni deputati membri dei partiti Leu, PD, M5S e addirittura Forza Italia. La prima iniziativa risale al 1996 quando l'ex deputato di Rifondazione Comunista Niki Vendola aveva deciso di portare all'attenzione del Parlamento una proposta di legge volta a tutelare gli omosessuali; nel 2013 ci riprovò Ivan Scalfarotto ma anche in questo caso il progetto venne accantonato.

L'eco mediatica

Fedez ed Elodie non sono gli unici artisti ad essersi mobilitati a sostegno della proposta di legge Zan; i loro appelli sono stati seguiti dagli interventi di Michele Bravi, Mahmood, La Rappresentante di Lista e Levante.

La cantante italiana ha attaccato in prima persona i leghisti e il senatore Pillon definendoli ''omotransfobici'' e ''indegni'' di stare in Parlamento utilizzando come strumento Instagram e Twitter; il rapper neo papà-bis ha invece organizzato una diretta Instagram con il senatore dem Alessandro Zan.

Chiara Ferragni ha inoltre rilanciato la petizione su Change.org del giornalista e capo redattore di Gay News Italia Francesco Lepore che, in pochi giorni, ha raccolto più di 250 mila firme. Gli artisti danno man forte all'asse PD-M5S-Leu-IV che, oltre a doversi scontrare con il centrodestra, è stato anche attaccato dalle femministe Terf, una parte minoritaria che si colloca nel movimento ArciLesbica che ha chiarito che non vuole bloccare il ddl Zan ''ma eliminare gli errori che contiene''.

I membri del movimento infatti sostengono che il concetto ''identità di genere'' rischia di penalizzare le donne e che sarebbe meglio sostituirlo con ''transessualità''.

Totalmente contrari alla proposta di legge continuano a rimanere Lega e Fratelli d'Italia che, grazie a gruppi come l'antiabortista e no gender Pro Vita e Famiglia onlus e alla Conferenza Episcopale Italiana, sembrano ottenere molto sostegno pubblico.

La CEI, l'estate scorsa, ha scritto una lettera aperta in cui ha dichiarato che ''una legge non serve perché l’ordinamento giuridico ha già norme che combattono le discriminazioni, anche quelle di genere''; inoltre ha aggiunto che ''un’eventuale introduzione di ulteriori norme incriminatrici rischierebbe di aprire a derive liberticide''.

Le parole dell'organizzazione ecclesiastica sono state riprese in toto dal senatore leghista Simone Pillon che è da sempre uno dei più ferventi oppositori nella concessione di diritti alla comunità LGBTQI. L'unico partito di destra che, nonostante faccia parte dell'asse Lega-FDI, appare più indeciso è Forza Italia; 5 membri del partito berlusconiano avevano infatti votato a favore del ddl Zan quando il provvedimento era passato per la Camera mentre quando si era arrivati davanti alla commissione il partito aveva deciso di astenersi.

L'azzurro Vito, uno dei deputati che aveva votato il sì a Montecitorio, ha scritto su Twitter nei giorni scorsi che ''Berlusconi non possa che essere favorevole'' riferendosi al possibile appoggio del Cavaliere al ddl.