In uno studio pubblicato il 15 settembre su Nature Communications, da ricercatori della Mayo Clinic College of Medicine and Science (Rochester, Minnesota), si riportato i risultati ottenuti da un programma di medicina personalizzata sul microbioma. Sulla base di moltissimi dati elaborati, attraverso l’analisi di campioni di feci di soggetti sani e malati, incrociandoli con eventuali diagnosi di patologie conclamate, i ricercatori hanno elaborato un “indice” il cui punteggio può fornire una misura dello stato di Salute del microbioma, e quindi del soggetto.
Un indicatore dello stato di salute generale
Una ricerca pubblicata dal dr. Jaeyun Sung e collaboratori, su Nature Comm, segnala come è possibile ricavare un “Indice di salute del microbioma intestinale” attraverso una formula matematica associata alla condizione biologica, e stabilire se un soggetto è sano o malato, indipendentemente dalla diagnosi clinica.
A questo risultato si è giunti analizzando circa 4.300 metagenomi di feci umane. L’analisi metagenomica è una tecnica moderna che consiste nell’analizzare il DNA totale (geni) estratto da un campione ambientale o biologico, in questo caso le feci. I campioni sono stati suddivisi in base alla condizione dei soggetti: sani (2.600 campioni) e malati (1.700).
Quest’ultimi, ulteriormente suddivisi a seconda della patologia conclamata del donatore.
Analizzando il profilo genetico di tutti i campioni sono emerse alcune evidenze. Molti batteri erano presenti nei soggetti sani ma assenti nei soggetti portatori di una patologia. E viceversa. Questo risultato è ritenuto di estreme interesse, soprattutto nel caso d patologie dove non sono ancora stati identificati biomarcatori specifici, per una diagnosi precoce, mentre la diagnosi arriva con i primi sintomi quando sia la terapia che il recupero diventano più complessi.
Un soggetto sano ha normalmente nel suo intestino un microbioma composto da 50 specie microbiche non presenti in un soggetto malato. Sulla base di questa evidenza così come di molte altre, il dr. Sung e il suo team, hanno sviluppato una formula matematica che riesce a predire se un campione di feci appartiene ad un soggetto sano o ad un soggetto malato.
Ovviamente non esiste il bianco e nero ma una scala di valore che gli autori hanno chiamato “Gut Microbiome Health Index” ovvero “indice di salute del microbioma intestinale”.
Un valore elevato in questa scala è sinonimo di ottima salute. Il contrario se il valore si colloca in fondo alla scala. In questo caso, non è detto che si individui subito la patologia ma l’informazione è che il paziente ha in atto un qualche disturbo, anche se ancora asintomatico.
In uno studio indipendente, che ha coinvolto 700 soggetti (coorte), questo test è stato in grado di distinguere tra soggetti sani e soggetti malati, con un’affidabilità del 74%. Quindi, la tecnica non è ancora perfetta ma, in attesa che ulteriori studi vengano condotti per aumentarne la sua affidabilità, visto che non è una tecnica invasiva si potrebbe anche immaginare una sua qualche applicazione.
Microbioma intestinale e salute cardiovascolare
Dall'analisi dei dati di questo studio è emerso una correlazione diretta tra l'indice di salute del microbioma intestinale e le lipoproteine ad alta densità (HDL, o "colesterolo buono") nel sangue. Maggiore è questo indice maggiore sarà il livello di HDL.
Questa scoperta è stata ritenuta davvero interessante in quanto questo indice può fungere da biomarker nella prevenzione degli eventi cardiovascolari. Indagini sono ora in corso per individuare altre associazione di questo tipo, legate ad altre patologie.
Gli autori concludono che l’“indice di salute del microbioma intestinale” potrebbe presto essere applicato di routine, non solo per dare delle indicazioni precise al medico nell'ambito della diagnosi ma anche per poter monitorare gli effetti di una terapia o di una errata alimentazione. E, ancora più appropriato, i danni che un antibiotico può causare al microbioma intestinale e gli effetti positivi che invece si possono avere con una terapia probiotica.