In una stagione che si avvia al rush finale dopo l'ultimo Slam, il Tennis italiano ha buoni motivi per sorridere. La prima vittoria in carriera di Fabio Fognini in un Masters 1000 (Montecarlo) è certamente un fiore all'occhiello, ma incassiamo con enorme soddisfazione anche la crescita esponenziale di Matteo Berrettini. Prima la sua esperienza a Wimbledon e la qualificazione agli ottavi di finale dove si è arreso a Roger Federer. Poi la sua straordinaria prestazione ai US Open dove si è spinto fino in semifinale, cosa che in passato tra i nostri tennisti era riuscita solo a Corrado Barazzutti nel 1977 e dove ha giocato almeno un set e mezzo alla pari con Rafa Nadal.
Ci sono i motivi per sorridere, la sua prima semifinale Slam ed i complimenti dello stesso Rafa che lo ha definito "già pronto per entrare tra i migliori del mondo". In una recente intervista concessa a Sky Sport, il giovane romano sgrana decisamente gli occhi pensando a due sfide assolutamente impensabili fino alla passata stagione e ne traccia le differenze. Ci sono state e anche piuttosto sensibili, ma sono da attribuire all'indubbia crescita di Matteo.
'Federer? Facevo fatica a capire ciò che stava accadendo'
Nel momento in cui Berrettini era stato sorteggiato dalla stessa parte del tabellone di Federer a Wimbledon, aveva definito il possibile incrocio agli ottavi "un qualcosa che potrò raccontare ai miei figli".
Il match c'è stato e, certamente, non passerà alla storia se non a quella persona di Matteo che alla fine ha ringraziato il 'maestro' per la lezione di tennis. "Ero troppo emozionato, lo ammetto - sottolinea - e facevo fatica a capire ciò che realmente stava accadendo. Lui mi dava fastidio ovunque, su tutti i piani. Roger dal punto di vista tecnico sa fare qualunque cosa".
Timori reverenziali che contro Nadal non si sono visti. "L'esperienza a Wimbledon mi è servita per farmi trovare mentalmente più pronto ai US Open. Sapevo come fargli male, come fare più punti possibile giocando in maniera aggressiva". Due match persi, ma con le dovute differenze che vengono evidenziate dallo stesso Berrettini.
"Penso si siano viste - dice - e certamente la partita con Federer mi è servita molto. Devi sempre passare da una sconfitta molto pesante per prendere una sveglia".
'Sono sorpreso per la mia tenuta fisica'
Guardando indietro alla sua straordinaria estate, Matteo si dichiara sorpreso. "Soprattutto per la mia tenuta fisica perché sono arrivato spesso al quinto set, ma ho retto molto bene. Ho lavorato duramente, un tassello dopo l'altro per diventare un giocatore migliore. Gli Slam sono certamente serviti per accumulare esperienza in più, non ne avevo giocato molti e credo che proprio che l'esperienza sia la chiave per gestire tutto al meglio".