La 'Caporetto' di Matteo Renzi e del Partito Democratico ai ballottaggi delle elezioni comunali rappresenta il primo vero segnale concreto di cambiamento politico nel nostro Paese: se la vittoria di Virginia Raggi a Roma veniva data praticamente per scontata, quella di Chiara Appendino a Torino su Piero Fassino ha del clamoroso. E' la vittoria elettorale delle donne, una vittoria in cui anche la Scuola ha giocato un ruolo determinante, visto che oltre l'ottanta per cento del personale scolastico è 'rosa'.

Ultime news scuola, lunedì 20 giugno: PD e Renzi sconfitti dalle donne

Lo scorso anno, proprio in questi giorni, la riforma scolastica, tanto contestata attraverso gli scioperi, le contestazioni e i flash mob, veniva approvata tra singhiozzi e mozioni di fiducia: a nulla valsero gli appelli del personale docente, il governo andò dritto per la propria strada con il beneplacito del Presidente Mattarella.

'Io non voterò mai più PD' era lo slogan che circolava con insistenza in quei giorni e che abbiamo ritrovato anche in occasione di queste elezioni amministrative 2016. Ora Renzi non può far altro che raccogliere i cocci di questa disfatta.

Renzi: 'Non mi dimetto, nè da premier, nè da segretario PD'

'Non è un voto contro il governo - ha commentato il Presidente del Consiglio - non è un voto nazionale, è un voto locale' ha ripetuto, ma chi sta provando sulla propria pelle i primi effetti nefasti della Buona Scuola sa benissimo che non si tratta di una protesta locale, strettamente legata alle problematiche di Roma e Torino.

'Non mi dimetto, sia chiaro - ha precisato Renzi - nè da segretario del Pd, nè da Palazzo Chigi' rinviando il proprio destino a ciò che accadrà dopo l'estate, con il referendum costituzionale, la 'Partita' con la P maiuscola, così come è stata definita dal Presidente del Consiglio. A questo proposito, il premier si fa scappare una data, il 2 ottobre, come se fosse già stata fissata quella data per la consultazione popolare.

Referendum contro Buona Scuola prima di quello costituzionale

La scuola, però, non deve dimenticarsi di un altro referendum, quello in cui verrà chiesta l'abrogazione di parte della riforma renziana: se questa sconfitta elettorale del PD alle elezioni amministrative 2016 è (anche) un primo segnale dell'opposizione scolastica, i 4 quesiti referendari dovranno rappresentare il primo vero segnale di cambiamento della scuola. Perchè i governi passano ma le leggi restano, così come il blocco del rinnovo contrattuale, la chiamata diretta, lo school bonus, la valutazione, i concorsi 'inutili' etc... La scuola deve guardare avanti, anche e soprattutto in questa direzione.